Ossona

Torna il morbo della mucca pazza in Europa?

Francia – Un bovino, nelle Ardenne, è stato segnalato per aver sviluppato l’ encefalopatia spongiforme bovina, il famoso morbo della Mucca pazza che nel 2004 aveva creato un vero incubo in Europa, in quanto chi si era cibato degli animali ammalati, rischiava di contrarre la malattia. Alla base della malattia, l’aver dato alle mucche dei mangimi contenenti farine e parti di bovini ammalati. Forse per ora si tratta di un caso isolato.

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Erano molti anni che non si sentiva parlare del morbo della mucca pazza; l’ultima segnalazione di un bovino vittima della pericolosa epidemia risale al 2004, in Francia. In Italia la malattia aveva fatto molto scalpore, si erano prese delle decisioni importanti ma non c’erano stati gli effetti devastanti che la malattia aveva avuto nel resto d’Europa. I consumatori, nemmeno quelli francesi, non dovrebbero correre rischi. L’animale, che non presentava segni della malattia, sarebbe morto intorno alla metà di marzo e il veloce test preliminare effettuato il 17 marzo 2016, ha dato esito positivo. A quel punto sono iniziate le verifiche approfondite ed entro 10 giorni si avrà il responso finale che arriverà dal laboratorio inglese che fa da riferimento per le analisi che riguardano la mucca pazza. Intanto i 400 bovini dell’azienda agricola resteranno in stalla e sono sottoposti a sorveglianza speciale.
Sin dal 1986, anno in cui si scoprì la malattia che fece molte vittime, specialmente nel Regno Unito, si fanno controlli a tappeto sugli animali abbattuti e destinati alla macellazione, e da 8 anni a questa parte, sono sottoposti a test rapidi e precisi. Si è cambiato il regime alimentare delle mucche che oggi è rispettoso della loro fisiologia.

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A seguito di quelle esperienze sono nate le filiere di prodotto, in cui ogni passaggio della produzione di cibo è controllato. Per le mucche si parte dal controllo attento del cibo che viene loro somministrato, sia per la coltivazione delle erbe da fieno sia per i mangimi, gli integratori e i medicinali che sono somministrati. L’uomo può rischiare di contrarre il prione ( una proteina patogena) e di  ammalarsi solo se si nutre di parti ammalate degli animali, come il cervello e il midollo. Il contagio da animale ad animale è improbabile. Il rischio più grave è quello legato alla provenienza delle carni consumate. Se vengono da paesi i cui gli allevamenti sfuggono ai controlli, e in cui l’alimentazione dei bovini non è naturale, il rischio di una nuova epidemia si fa più forte. La singola mucca pazza delle Ardenne positiva al morbo non è però non è in questo caso, anche se secondo il ministero l’infezione potrebbe essersi nascosta negli ingredienti del sostituto del latte somministrato al bovino al posto del latte di mucca quando era un vitello.

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Nota della redazione
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Articolo aggiornato il 24/03/2016 00:54

Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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Testata registrata presso il Tribunale di Milano n. 47/2020 del 3/06/2020 Direttore responsabile Ilaria Maria Preti
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