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Omicidio Fabio Ravasio. Cosa emerge dal processo. C’è anche un altro indagato ( il numero 11)

Omicidio Fabio Ravasio: dalle dichiarazioni di Lavezzo al coinvolgimento del Comune di Parabiago. Durante l’ultima sessione del processo davanti alla corte di Assisse di Busto Arsizio, sono stati svelati nuovi particolari, nuovi aspetti e anche nuovi indagati, sulla storia più terribile mai avvenuta nell’alto milanese.

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Il processo per l’omicidio di Fabio Ravasio, l’imprenditore di 52 anni ucciso il 9 agosto 2024 in un agguato camuffato da incidente stradale, continua infatti a rivelare particolari agghiaccianti e inquietanti. Nelle ultime udienze, nuove dichiarazioni e indagini stanno dipingendo un quadro sempre più complesso.

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Lavezzo, le dichiarazioni e il piano per uccidere Ravasio

Fabio Lavezzo, 33 anni, ha raccontato davanti alla Corte d’Assise di Busto Arsizio come fu coinvolto nell’organizzazione dell’omicidio di Ravasio. In una serie di dichiarazioni spontanee, Lavezzo ha spiegato di essere stato chiamato in causa da Adilma Pereira Carneiro, la compagna brasiliana della vittima, per contribuire a mettere in atto un piano che prevedeva l’uccisione dell’uomo, ma di essersi tirato indietro all’ultimo momento.

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“ Sono stato coinvolto nel piano il 9 agosto 2024, giorno in cui Fabio Ravasio è stato ucciso”, ha dichiarato Lavezzo. Secondo l’imputato, Adilma lo aveva convinto che Ravasio la maltrattasse e non accettasse una possibile separazione, e quindi aveva orchestrato il delitto. Lavezzo ha confermato di aver sentito parlare del piano insieme a Massimo Ferretti, un altro amante di Adilma, e di aver saputo che avrebbero dovuto simulare un incidente stradale.

Secondo quanto raccontato, Lavezzo avrebbe dovuto usare il suo furgone per bloccare il traffico, ma dopo che Adilma gli aveva chiesto di spostarsi, aveva scelto volontariamente di non partecipare al piano, sperando che l’omicidio non si sarebbe consumato. Dopo, quando ha visto la Opel con i segni dell’investimento, ha dichiarato che gli si era “gelato il sangue”.

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Un “prezzo” per l’omicidio: 10mila euro

Lunedì 5 maggio, davanti alla Corte d’Assise, è emerso anche un altro tassello inquietante del delitto. Un ex cliente del bar di Massimo Ferretti, in cui si ritrovavano i complici del piano, ha testimoniato di essere stato contattato da Ferretti che gli aveva chiesto di occuparsi dell’omicidio di Ravasio, in cambio di un compenso di diecimila euro. L’uomo ha raccontato che al suo diniego, Ferretti gli aveva chiesto se conosceva qualcuno che potesse occuparsene. L’ex cliente aveva rifiutato di farsi coinvolgere e aveva invitato Ferretti a “sparire” e a “mandare Adilma a quel paese”.

Un altro indagato. Il coinvolgimento di un dipendente comunale nell’inganno dell’eredità

Nell’elenco di colpevoli e indagati è entrato anche un un dipendente del Comune di Parabiago. Si tratta della decima persona coinvolta. E’ accusato di aver collaborato consapevolmente con Adilma Pereira Carneiro nel tentativo di falsificare la documentazione anagrafica dei figli gemelli di Adilma, per farli risultare figli biologici di Fabio Ravasio, permettendo così ai due bambini di accedere all’eredità dei nonni, oltre venti milioni di euro. Adilma, come madre, avrebbe avuto la disponibilità del denaro.

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Ma la vicenda non finisce qui. Il sospetto più grave riguarda il fatto che altri impiegati del Comune di Parabiago potrebbero aver saputo della falsificazione o perlomeno aveer sospettato qualcosa, ma non hanno mai denunciato l’accaduto. Il silenzio e l’omissione degli impiegati pubblici sollevano interrogativi. Ci si chiede come sia stato possibile che nessuno abbia parlato di un simile abuso. In realtà si è saputo quasi subito che i bambini non erano stati registrati come figli di Ravasio, e che il tentativo di registrazioni era avvenuto appena qualche giorni prima dell’omicidio.

I due gemelli risultano tutt’ora figli del marito di Adilma Pereira, Marcello Trifone, il magentino che era già stato spolpato dei suoi beni dalla mantide, e che insieme al figlio maggiore della stessa Adilma era a bordo dell’auto che ha ucciso Fabio Ravasio.

L’elemento comune di questa terrificante storia

Al centro di questa storia terrificante c’è questa donna, Adilma Pereira, con questo strano potere di rincoglionire le persone. Si potrebbe anche pensare che chi ha collaborato con lei doveva già essere rincoglionito di suo e lei ha funzionato solo come elemento scatenante. Ci sono troppe persone coinvolte in un solo delitto ed è terribile pensare che a nessuno è venuto in mente, nemmeno fra quelli che hanno rifiutato di partecipare, di raccontare, almeno in via informale, ciò che stava succedendo.

Non è successo nemmeno al suo arrivo nella comunità magentina. Il risultato è che infine un uomo ha perso la vita, altri se la sono rovinata e l’hanno rovinata ai suoi familiari e altri ancora hanno perso il loro patrimonio.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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