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Abbiategrasso. Risolto in pochi giorni il delitto di Abbiategrasso. Fermati tre fratelli italiani e un amico: la causa era un regolamento di conti per droga

Il cerchio si è chiuso e i carabinieri della compagnia di Abbiategrasso hanno risolto, in pochi giorni, l’omicidio di Mohamed Elsayed Elsharkawy, avvenuto la notte del 19 aprile nei cortili della case popolari di via Fusè ad Abbiategrasso, dopo una serata di risse fra bande di italiani e bande di egiziani. Nell’istruire il caso hanno raccolto tutte le prove, comprese le immagini delle telecamere sparse sul percorso compiuto dai due gruppi, con alcuni audio, e sono riusciti a definire anche l’ambito in cui si è consumato l’omicidio.

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I fermati sono 4 italiani che abitano nelle case della stessa via Fusè. 3 sono fratelli di 18, 20 e 27 anni. Il quarto è un loro conoscente di 27 anni. Le risse sono continuate anche dopo il ferimento del 21enne egiziano. Una di queste era avvenuta solo un’ora dopo nello stesso posto dove era appena stato ucciso il 21enne. ora i 4 accusati si trovano nel carcere di Pavia. Sono stati prelevati dai loro domicili ieri sera.

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L’omicidio maturato nell’ambiente dello spaccio della droga

Da quanto saputo dai carabinieri che hanno indagato attentamente sul caso, Mohamed Elsayed Elsharkawy era al centro di una faida nata a causa di un debito di droga. Il 21enne aveva l’abitudine di incassare denaro per comprare marijuana e hashish che poi non consegnava, e aveva maturato così un debito di circa 600 euro nei confronti degli “italiani”.

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Soldi, o droga, che gli sarebbero stati chiesti quella sera a davanti al bar 21 di via XX settembre ad Abbiategrasso, dove si è scatenata la prima rissa. E’ in questopunto che si concentrano la maggior parte delle immagini riprese dalle telecamere. A mettervi fine, come al solito, erano state le luci blu delle radiomobili dei carabinieri, che avevano disperso i partecipanti, scappati quando le avevano viste arrivare da lontano.

Anche se erano fuggiti da via XX settembre, non avevano smesso di litigare e il 21enne, i tre fratelli e un altro italiano di 27 anni si erano ritrovati in via Fusè, con forse altra gente, dove era partita un’altra rissa culminata con l’accoltellamento. Nel fuggi fuggi derivato dall’arrivo dei carabinieri uno dei fratelli ha perso una catenina, testimonianza della sua presenza sul luogo. Dopo circa un’ora, sempre in via Fusè, un’altra rissa, sempre fra il gruppo degli italiani e quello degli egiziani, che vivono in quelle palazzine.

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Il racconto degli italiani

Una volta interrogati gli italiani arrestati hanno dato la loro versione dei fatti. Hanno confermato le motivazioni della faida per debiti di droga, ma hanno negato di voler andare oltre alla rissa, di non essere stati armati e che il coltello non era loro, ma della vittima. Sono affermazioni che gli investigatori verificheranno. E’ stato trovato un coltello nei pressi del luogo dell’omicidio, ma va verificato che si tratti proprio dello stesso coltello usato contro Mohamed Elsayed Elsharkawy e di chi fosse.

La rabbia degli egiziani e l’accusa di immobilismo ai carabinieri

Nei giorni successivi all’aggressione si era diffusa una forte tensione in paese, dimostrata attraverso i social e anche nei discorsi fra i componenti della comunità egiziana di Abbiategrasso. Alcuni conoscenti della vittima avevano accusato le forze dell’ordine di immobilismo, ma le indagini si sono rivelate rapide, precise e soprattutto caratterizzate da quel self control che permette di evitare di fare errori. Forse, essendo abituati a essere dei violenti e a risolvere le loro questioni a suon di pugni e di coltelli, questi “conoscenti” si lamentavano della mancanza di interventi violenti dei carabinieri nei confronti degli italiani. Hanno dimostrato così di aver capito ben poco del nostro mondo.

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O forse volevano approfittare di questa inversione dei ruoli della delinquenza, con la vittima egiziana aggredita da italiani, per fomentare razzismi e scontri sociali? Il dubbio viene, quando si sentono certi discorsi. Il quadro, però, è nel complesso molto chiaro: secondo gli inquirenti si è trattato di un omicidio in concorso, nato da un regolamento di conti legato al piccolo spaccio di droga.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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