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Il primo congresso di Lega Salvini premier, partito nazionale

Il 5 e il 6 aprile, a Firenze, la Lega si riunirà per il primo congresso federale che segue il cambio di “identità” del movimento secessionista padano, avvenuto con il passaggio dalla Lega Nord alla Lega Salvini premier. Negli ultimi mesi il partito ha celebrato congressi di vari livelli, dal rinnovo delle segreterie locali, quelle provinciale e infine quelle regionali, per arrivare al congresso italiano. Il primo che include anche i delegati delle regioni del sud Italia. Se nelle regioni storiche in cui era radicata la Lega Nord per l’indipendenza della Padania, compresa la Toscana , in cui si svolgerà questo congresso, le persone sono le stesse di sempre, per i delegati del sud sarà un’esperienza nuova.

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Ai congressi federali della Lega Nord avevano sempre partecipato, in qualità di ospiti d’onore, i politici che presiedevano i movimenti indipendentisti del sud Italia e della Sardegna, portando le loro istanze, ma trattandosi di Movimenti piccoli, e perseguitati a livello politico, la notizia faceva ben poco scalpore. Nominare quei tempi però fa andare il pensiero all’unica vera vittima delle battaglie indipendentiste di quel periodo, che nel 2017 morì in carcere a causa di uno sciopero della fame, nella più grande e grave indifferenza istituzionale, Salvatore Doddore Maloni.

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Forse fu proprio quella morte che mostrò impietosamente l’impotenza reale degli indipendentisti di quel periodo, e anche la loro poca intenzione di rischiare sul serio, decretando così la fine delle istanze libertarie. Sulla morte di Doddore Meloni ci furono tante dichiarazioni, ma nessuna “rivoluzione” o protesta popolare.

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Il cambio dei tempi e questo congresso

Il silenzio sembra essere la prima caratteristica in cui si svolgono, In Italia, i cambiamenti epocali. Il congresso della Lega, che vede come unico candidato alla segreteria Matteo Salvini, ha ancora delle caratteristiche che non sono totalmente passate al concetto unitario. Meriterebbe più attenzione, non tanto per l’ elezione del segretario quanto piuttosto alle mozioni congressuali che saranno presentate e votate dai delegati. Come dicevo, nel salone ci saranno anche i delegati della Lega che arrivano dalle regioni del sud: come voteranno le mozioni che richiamano, la “centralità del territorio e il federalismo rispetto alla centralità dello Stato?

Una delle mozioni è presentata dall’on. Alberto Stefani, segretario della liga veneta. In pochi giorni ha raccolto il piú ampio consenso. Un’altra si pensava sarebbe stata presentata dai venetisti e un’altra dai lombardi. Va fatta una premessa. Le mozioni congressuali sono ampiamente discusse in anticipo, regolate ed emendate, fino a che non raggiungono la possibilità di essere votate dal maggior numero dei delegati, e diventare quindi al linea politica del partito.

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Nessuno è così sprovveduto da presentare una mozione che non ha possibilità di essere accolta. Il testo finale delle mozioni non è ancora pubblico, anche se sicuramente i delegati lo conoscono, ma i commenti al testo sono diventati dei comunicati stampa. Ne pubblichiamo due di due parlamentari che saranno anche delegati al congresso leghista.

Il lombardo Fabrizio Cecchetti sulla mozione dell’on. Alberto Stefani

Il deputato lombardo on. Fabrizio Cecchetti scrive, in un comunicato stampa, “Esprimo un sostegno fermo e convinto alla mozione congressuale ‘Futuro è Identità’ presentata dal vice segretario Alberto Stefani. I temi dell’autonomia, del federalismo fiscale e della difesa delle identità territoriali, che hanno sempre caratterizzato le priorità della Lega e di Matteo Salvini, continueranno ad essere centrali nel nostro progetto politico nei prossimi anni. Sono certo che questa mozione raccoglierà un ampio consenso e rappresenta la strada giusta per il futuro della Lega.”

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L’emiliano Matteo Rancan

L’onorevole e segretario della Lega Emilia on. Matteo Rancan scrive: “La questione settentrionale e il bene della nostra terra sono, e devono continuare ad essere, una priorità nell’azione politica del nostro movimento. Solo essendo il sindacato del nostro territorio, possiamo essere un punto di riferimento credibile per la nostra gente. Sosterremo quindi la mozione proposta dal vice segretario Alberto Stefani, perché rappresenta una sfida per il futuro rispetto alla quale non possiamo arretrare di un millimetro”. Tutti i big hanno lanciato oggi comunicati stampa dello stesso tenore.

Il gossip

Ci sono giornali, dall’Huffingtonpost a Repubblica, che dicono che il segretario della Lega Lombardia per Salvini premier, il neo eletto Massimiliano Romeo, aveva già una bozza di mozione che verteva sul mantenere la centralità delle battaglie su federalismo e su autonomia regionale, pur non contestando Matteo Salvini, e che il segretario della Liga Alberto Stefani lo abbia battuto sul tempo. La lettura può essere diversa.

Il confronto

Tutti i politici storici della Lega, compreso Matteo Salvini, sono consapevoli della mancanza di entusiasmo della base leghista per la nazionalizzazione della Lega. Sanno che i leghisti non digeriscono l’abbandono delle idee federaliste, e c’è chi (pochi, ormai, a causa dell’età) soffre per l’abbandono di quelle secessioniste. Sanno che nessuno dei personaggi che hanno lasciato la Lega e hanno proposto altri progetti, è in grado di rifare ciò che era stato costruito negli anni ’90, perchè mancano di credibilità.

Sanno anche che i leghisti della vecchia guardia, anche se sono rimasti fedeli al movimento, sono presi da una sensazione simile alla sindrome dell’ abbandono ogni volta che sentono nominare il Ponte sullo Stretto di Messina e sono profondamente irritati dall’atteggiamento arrogante preso da Fratelli d’Italia in Veneto e in Lombardia. Per questi leghisti, una mozione che imponga al consiglio federale della Lega di effettuare una politica che porti al federalismo è come utilizzare dei sacchi di sabbia per arginare un’esondazione. È una patch d’emergenza, che per un po’ può funzionare.

Dall’altra parte però esiste il confronto con i delegati del sud che hanno, in genere una connotazione di destra, cui Matteo Salvini piace più della Lega e che sventolano il tricolore con molta più naturalezza di quanto sventolino la bandiera dell’Alberto da Giussano. Quindi non c’è da chiedersi se al congresso leghista i vecchi padani litigheranno fra loro e con Matteo Salvini, quanto piuttosto se riuscirà nell’ operazione di concludere il passaggio della Lega da partito federalista padano a partito nazionalista italiano.

Ma se ci riesce, e Nord e sud insieme si troveranno d’accordo e voteranno la mozione di Alberto Stefani all’unanimità potrebbe esserci il cambio epocale di cui parlavo prima. Invece di una Lega nazionalista potremmo avere un sud federalista. Oppure c’è il rischio che non la votino, o che gli emendamenti siano così annacquati da renderla inutile. In quel caso, la spaccatura culturale e politica fra nord e sud sarà ancora più grande. come dicevo, si tratta del cambio di un’epoca, ma non si sa in quale direzione. Il proverbio dice: “Quando si lascia la strada vecchia per la nuova, si sa cosa si lascia, ma non quel che si trova”. Staremo a vedere.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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