Attacco hacker a Bybit: rubati 1,4 miliardi di dollari in Bitcoin e altre criptovalute, allarme per la sicurezza finanziaria
Lo scorso venerdì 21 febbraio, l’economia globale è stata scossa, come un terremoto, da massiccio attacco informatico ha colpito l’exchange di Bybit, con sede a Dubai. Gli esperti di economia temono che il Fed, la Banca centrale degli Stati Uniti d’America, che si occupa della riserva federale, ne possa essere colpita, come in uno “scenario da incubo”.
Gli scossoni dati al prezzo dei bitcoin sono stati in parte mitigati, negli Stati Uniti, dall’annuncio della senatrice Cynthia Lummis sull’ introduzione di una proposta legislativa sul fondo di riserva statunitense, il fed, e dalla voce che il ministro Elon Mask la voglia aumentare ancora rispetto al milione di bitcoin previsti inizialmente. L’Italia non ha grandi investimenti in questo campo, ma una crisi economica negli Stati uniti ha sempre un riverbero negativo sugli stati europei e l’attenzione verso questo mercato finanziario e verso i suoi movimenti è alta.
L’attacco a Bybit: il più grande furto nella storia delle criptovalute
Il 21 febbraio 2025, Bybit ha subito un attacco informatico che ha portato al furto di oltre 1,4 miliardi di dollari in criptovalute, inclusi 401.347 Ether e vari token Ether in staking. Questo evento rappresenta il più grande furto nella storia delle criptovalute, superando di gran lunga i precedenti record. Secondo il CEO di Bybit, Ben Zhou, l’attacco ha coinvolto il portafoglio “cold” di Ether dell’exchange, e i fondi sono stati trasferiti a indirizzi che non sono stati ancora identificati.
Zhou ha rassicurato i clienti affermando che l’exchange rimane solvente e che tutti gli asset dei clienti sono sicuri e coperti al 100%. Ne parlano ampiamente sia MarketWatch (in inglese) sia diversi giornali che si occupano di criptovalute, fra cui meteofinanza (in italiano)
Una prima valutazione effettuata da investigatori di istituzioni non ancora rese note e di cui parla The Scottish Sun, suggerisce che il gruppo di hacker nordcoreano noto come “Lazarus Group” possa essere il responsabile dell’attacco. Si tratta di un collettivo noto per le sue tecniche di hacking piuttosto sofisticate e per aver sottratto ingenti somme in criptovalute negli ultimi anni, presumibilmente per finanziare il programma nucleare della Corea del Nord. Dato che il denaro rubato viene riciclato tramite blockchain e reso, nella maggioranza dei casi, irrintracciabile, è difficile capire se vi è qualche ragione in questa accusa.
L’unico reale indizio che possa far considerare plausibile l’accusa è, al momento, che il primo a subire delle conseguenze pesanti dall’attacco è il fondo di riserva degli Stati Uniti e questo fatto rende indiziati tutti gli Stati che, attualmente, si trovano dall’altra parte della barricata. Ovvimente in prima fila ci sono i paesi asiatici, essendo loro il terzo polo dell’economia mondiale e che non hanno ancora dato una loro opinione sulle modifiche di strategia nella politica mondiale, avvenuti nelle ultime settimane.
Implicazioni per il mercato delle criptovalute
I giornali di mezzo mondo, parlando del furto, sembrano d’accordo sul fatto che l’attacco a Bybit abbia causato ripercussioni immediate sul mercato delle criptovalute. Il prezzo di Ethereum ha registrato un calo di circa il 4% a seguito della notizia, mentre Bitcoin ha subito una flessione, influenzato anche dalle preoccupazioni geopolitiche e dalle incertezze economiche legate alle politiche dell’amministrazione Trump.
In effetti l’elezione di Trump ha rotto degli equilibri che sembrano dover durare ancora a lungo. L’aver preso, fin troppo, il toro per le corna sulla guerra tra Russia e Ucraina, le dichiarazioni su Gaza, le ingerenze esagerate di Elon Mask sulla politica estera, hanno messo allo scoperto gli interessi economici di vari Stati e ognuno ha reagito a modo suo.
Però, chiunque sia stato, il furto evidenzia in modo plateale le persistenti sfide di sicurezza nel settore della gestione delle criptovalute, che da molti anni fanno parte del sistema internazionale dell’investimento e del risparmio. Nel 2024, gli attacchi informatici hanno portato al furto di oltre 2,2 miliardi di dollari in criptovalute, sollevando interrogativi sulla protezione dei fondi dei clienti e sulla fiducia nel sistema finanziario digitale. Una situazione di cui parla anche MarketWatch.
Le iniziative legislative negli Stati Uniti
Nel luglio del 2024 la senatrice statunitense Cynthia Lummis, rappresentante del Wyoming e sostenitrice di Bitcoin, ha presentato il “Bitcoin Act”. Si tratta di un disegno di legge che propone l’istituzione di una riserva strategica di Bitcoin per rafforzare il bilancio degli Stati Uniti e garantire una gestione trasparente delle partecipazioni in Bitcoin del governo federale. La proposta prevede l’acquisto di un milione di unità di Bitcoin in un periodo di tempo definito, rappresentando circa il 5% dell’offerta totale di Bitcoin, in linea con la portata delle riserve auree detenute dagli Stati Uniti.
La Lummis è stata recentemente nominata presidente del neonato Sottocomitato del Senato per le Risorse Digitali. La creazione del comitato riflette l’importanza crescente che le criptovalute hanno nel panorama politico ed economico degli Stati Uniti. La nomina indica un impegno concreto verso l’integrazione delle risorse digitali nella politica economica nazionale e potrebbe influenzare significativamente il futuro regolamentare delle criptovalute sia negli Stati Uniti, sia nel resto del mondo occidentale. Delle implicazioni esistenti negli Stati Uniti ne parla un articolo di Forbes.
E l’ Europa?
Anche se la combinazione di questi sviluppi avrà probabilmente un impatto duraturo sull’economia globale e sul modo in cui le criptovalute saranno integrate nei sistemi finanziari tradizionali, il punto di vista degli economisti europei, che sono molto più prudenti in fatto di finanza virtuale, terrà quasi sicuramente conto, oltre che della sicurezza informatica del sistema delle criptovalute, anche del fatto che, per non crollare, il sistema finanziario deve sempre essere una rappresentazione dell’economia reale.
Cioè dalla somma di ciò che un paese produce ed è in grado di commerciare con altri paesi, aggiungendo anche che, oltre alla quantità, è importante anche la qualità di quel che produce, e che il reale valore dell’economia, della sua reputazione economica e della ricchezza di un paese, è determinato dal Pil reale, e non dalla detenzione di monete virtuali.
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