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Milano, omicidio in piazzale Gambara: fermato il figlio del panettiere

Raffaele Mascia, 21 anni, figlio del panettiere nel cui negozio di piazzale Gambara, in cui è avvenuta la sparatoria di sabato 15 febbraio, è stato fermato la notte scorsa con l’accusa di aver ucciso Ivan Disar, un elettricista ucraino, e di aver ferito gravemente Pavel Kioresko, 26enne anche lui ucraino. La vicenda, inizialmente oscura, ma che si è svolta alla presenza di una donna ucraina fuggita al momento degli spari, si è delineata in poche ore come un fatto personale degenerato in tragedia.

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Le immagini delle telecamere e la dinamica del delitto

Le telecamere di sicurezza hanno avuto un ruolo chiave nella ricostruzione dei fatti. Un dispositivo posizionato nel retro del panificio ha immortalato il giovane mentre entrava una prima volta nella stanza sopra il forno in cui dormiva. Ne è uscito un minuto e mezzo dopo, armato. Poco dopo, si sentono colpi di arma da fuoco nel negozio e si vede Mascia allontanarsi dal retro con la pistola infilata nella cintura. Nella stanza è stato trovato un manganello telescopico e uno storditore elettrico.

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Prima del delitto c’era anche la pistola. Pare che il padre abbia detto che era sua. Un’ulteriore telecamera, posta all’esterno di una tabaccheria, lo ha ripreso mentre fuggiva. Secondo le indagini, il padre del ragazzo aveva concesso al figlio una stanza nella mansarda sopra il forno, nel tentativo di non lasciarlo allo sbando. Il panettiere non risulta indagato.

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La fuga e la cattura

Mascia ha abbandonato il telefono nella stanza, rendendo difficile monitorarne gli spostamenti. Attraverso i tabulati, gli inquirenti hanno ricostruito la cerchia delle sue frequentazioni e appreso dagli amici  con cui aveva parlato che stava meditando di costituirsi. Nel tardo pomeriggio, verso le 18.30 è stato individuato nei pressi del commissariato di Porta Genova, a Milano, e, alle 20, è stato fermato in piazza Venino. Era già noto alle forze dell’ordine, il giovane aveva precedenti per spaccio di hashish e resistenza a pubblico ufficiale, e aveva trascorso in carcere un periodo mentre era minorenne. Dopo l’arresto, non ha negato i fatti, ma ha scelto di riservarsi di raccontare la sua versione al giudice.

Il movente: un confronto finito nel sangue:

La vittima conosceva il padre dell’aggressore da una decina d’anni e quel pomeriggio, poco prima dell’aggressione aveva fatto pressione su Mascia, dicendogli di andare a lavorare con lui, a fare l’elettricista, e invitandolo forse in modo un po’ insistente, a cambiare la strada balorda che aveva intrapreso. La discussione si è accesa e il 21enne, è andato nel retrobottega, è tornato armato e ha aperto il fuoco.

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La testimone, che inizialmente era fuggita, si è poi presentata a una stazione dei carabinieri per raccontare quanto visto. Non ha potuto dire verso chi era puntata l’arma ma ha dichiarato di aver visto solo le fiammate dei colpi sparati. Il padre di Mascia, invece, ha sostenuto di trovarsi nella stanza sul retro del negozio e di essere intervenuto solo dopo aver udito gli spari.

Un passato difficile

Il profilo di Raffaele Mascia racconta di una vita segnata dalle difficoltà. Nato da una relazione casuale del panettiere è cresciuto senza una figura genitoriale stabile. Tolto alla madre, considerata inadeguata, è passato attraverso comunità d’affido prima da bambino e poi da adolescente, in seguito a un arresto per droga. Nel tempo ha sviluppato una mentalità fatalista, con riferimenti ad una cosiddetta legge della strada, in cui la ragione è sempre quella del più forte e non vi è nè compassione nè empatia con chi è vittima. Sosteneva di doversi difendere e per questo aveva praticato boxe e lotta MMA.

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Dopo essersi dato alla fuga, nella sua breve latitanza, aveva parlato con i suoi amici e si è confidato senza mostrare particolare disperazione per l’omicidio commesso, considerandolo parte della “legge della strada”, una specie di “chi tocca, tocca”, dicendo però che intendeva costituirsi.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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