Prima PaginaMondoPolitica

Scarcerato Mohammed Adebini Najafabad. È già a Teheran

Una riunione d’urgenza di un collegio della quinta Corte d’Appello dello scorso 9 gennaio ha rimesso in libertà, Mohammed Adebini Najafabad, l’ingegnere 38enne arrestato su richiesta degli stati uniti, in base alla richiesta di revoca degli arresti firmata dal Ministro Nordio. Adebini Najafabad è stato scarcerato ieri mattina, 11 gennaio, alle 9 e attualmente si trova già a Teheran. Secondo quanto si è saputo, tutto è avvenuto nel riserbo e secondo le regole di una trattativa triangolare che ha coinvolto Iran Italia e Stati Uniti.

Annunci

In un’intervista dal ministro Nordio rilasciata da tg 1 e pubblicata sulla testata online del ministero, lo scorso 9 gennaio, prima della riunione della corte di appello il ministro Nordio dice che “non sono ancora arrivati gli atti relativi alla richiesta, quindi attendiamo e quando arriverà sarà valutata secondo le procedure”, Dal punto di vista della legge italiana, il rispetto del trattato di accordo di estradizione fra Stati Uniti e Italia è stato garantito. L’art. 2 del trattato prevede infatti che l’estradizione possa avvenire solo per reati previsti in ambedue i paesi e che siano sostenuti da un fascicolo di prove.

Il fascicolo americano

Qualche ora dopo l’intervista, però, il fascicolo statunitense deve essere arrivato perchè ne parla una seconda nota del ministero della giustizia, pubblicata ieri . Secondo quanto preso in esame dal ministero della giustizia italiano e dalla corte di appello queste accuse riguardavano reati esistenti solo negli Stati Uniti. Il primo è l’eepa, una legge federale americana che riguarda poteri economici in caso di emergenza internazionale, e che conferisce al presidente Usa il potere di identificare qualunque minaccia abbia origine al di fuori degli Stati Uniti.

Annunci

la scala Rho b&b

Rispettivamente alle altre accuse contenute nel fascicolo, cioè di associazione a delinquere per fornire supporto materiale ad una organizzazione terroristica con conseguente morte e di fornitura e tentativo di fornitura di sostegno materiale ad una organizzazione terroristica straniera con conseguente morte, nessun elemento risulta ad oggi addotto a fondamento delle accuse rivolte emergendo con certezza unicamente lo svolgimento, attraverso società a lui riconducibili, di attività di produzione e commercio con il proprio Paese di strumenti tecnologici avente potenziali, ma non esclusive, applicazioni militari”. Contemporaneamente Nordio ha dato notizia di aver chiesto alla Corte di appello l’applicazione del secondo comma dell’art. 718 del codice di procedura penale

Prerogative e poteri del ministro della giustizia

Un articolo che garantisce operatività al ministro della Giustizia, perchè in materia di estradizione e di misure cautelari prevede che “La revoca e la sostituzione delle misure (cautelari) previste dagli articoli precedenti sono disposte in camera di consiglio dalla corte di appello o, nel corso del procedimento davanti alla corte di cassazione, dalla corte medesima” e il comma 2 è perentorio nell’attribuire al ministro che “La revoca è sempre disposta se il Ministro della giustizia ne fa richiesta”.

Annunci

Cecilia Sala per Mohammed Adebini Najafabad

Infine, per coronare la storia di questo scambio di ostaggio con Teheran, si può riportare la dichiarazione della presidente del consiglio Giorgia Meloni in merito alla mancata visita in Italia dell’ormai quasi ex presidente degli Stati Uniti George Biden che ha detto aveva parlato della vicenda di Cecilia Sala con Donald Trump e che ne avrebbe parlato anche con George Biden, se fosse venuto in Italia.

I soddisfatti

Nordio ha già detto ciò che pensa con i fatti, non sono ancora giunte dichiarazioni da parte degli Stati Uniti, e infine Teheran ha già commentato la vicenda dell’arresto di Cecilia Sala in Iran, e di Abedini in Italia. Attraverso l’agenzia Mizan hanno fatto sapere che “si è trattato di un malinteso” e che “comunque è stato risolto grazie al seguito dato dal ministero degli Esteri dell’Iran e alle trattative tra l’intelligence della Repubblica islamica e i servizi segreti italiani”.

Annunci

Anche l’opinione pubblica italiana si può dire a maggioranza soddisfatta. Stavolta non c’è stato nessun rapimento consenziente ( a tutti è venuta in mente , in questi giorni, la vicenda di Abu Omar), la persona in questione, di cui a nessuno importa nulla, se ne è andata per i fatti suoi, Cecilia Sala è a casa,

Gli scontenti

Scontenti di come sono andate le cose sono le associazioni che si occupano di diritti umani in Iran secondo cui l’Italia si è piegata allo strapotere del governo islamico iraniano. L’iran rimane un posto pericoloso per cristiani e occidentali. Secondo quanto afferma anche Famiglia Cristiana, l’8 gennaio scorso la Corte suprema di Teheran ha confermato la condanna a morte per Pakhshan Azizi, 40enne attivista curda per i diritti delle donne, arrestata nel 2023 con l’accusa di “ribellione armata contro lo Stato”. Oltre a lei, la corte ha confermato l’esecuzione anche di altri due detenuti nel carcere di Evin, Behrouz Ehsani e Mehdi Hassani.

Anche l’associazione Associazione rifugiati politici iraniani residenti in Italia, rappresentata da Karimi Davvod, si dice scontenta. Sul suo profilo Facebbok Karimi Davood scrive che: “condanna fermamente la liberazione di Abedini, arrestato all’aeroporto di Milano dietro un mandato di cattura internazionale emesso da parte della magistratura americana. Ennesimo atto di sottomissione europea ai ricatti terroristici degli ayatollah che da oltre 40 anni hanno preso in ostaggio il popolo iraniano e non solo!”

La situazione dei giornalisti e soprattutto dei cronisti occidentali in aree rischiose

Un cronista occidentale in aree a rischio, e dove non esistono democrazia e rispetto per diritti umani e la libertà,è sempre rischiosa anche quando resta chiuso in albergo a scrivere e a raccogliere notizie. E’ una persona che sa di essere un possibile bersaglio di ritorsioni ,di rapimenti a riscatto o da usare come ostaggio politico. Peggio ancora se si tratta di una donna. La vicenda di Cecilia Sala e di Abedini cambia di poco questa situazione.

Ora, se da una parte nei paesi islamici potrebbero essere ancora più convinti che rapire un giornalista garantisce l’ottenimento delle proprie richieste, dall’altra parte i giornalisti sanno di poter contare sul fatto che il governo italiano interviene. Non è poco e non era così scontato. Diciamo, anzi, che è un passo avanti. Per il resto, in questo mondo dove la pace e il rispetto per gli esseri umani sono concetti ben poco diffusi, non ci si può aspettare di non correre rischi se si lavora per la conoscenza e per l’informazione pubblica, ma sono anche rischi che si è disposti a correre.

Nota della redazione
I giornalisti di Co Notizie News Zoom lavorano duramente per informare e seguono l'evoluzione di ogni fatto. L'articolo che state leggendo va, però, contestualizzato alla data in cui è stato scritto. Qui in basso c'è un libero spazio per i commenti. Garantisce la nostra libertà e autonomia di giornalisti e il vostro diritto di replica, di segnalazione e di rettifica. Usatelo!Diventerà un arricchimento della cronaca in un mondo governato da internet, dove dimenticare e farsi dimenticare è difficile, ma dove la verità ha grande spazio.
Avatar photo

Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

Commenti, repliche e rettifiche. Scrivi qui quello che hai da dire.