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La cultura del retrogaming per la generazione X spiegata a un gamer Alpha

Il retrogaming è cultura, è il vintage che affascina sempre. Il retrogaming è quel ragazzino ribelle che se ne infischia delle mode che passano e continua a comportarsi sempre allo stesso modo, in quanto portavoce e simbolo stesso di un modo di programmare, socializzare, intrattenere oggettivamente più sano delle modalità odierne. Nessun emulatore riuscirà mai a sostituire il fascino originale di quella console dinanzi a uno schermo. Gli emulatori sono operatori storici, fanno quel che possono ma non riusciranno mai a rendere davvero l’idea di cosa significhi avere a che fare con quel ragazzino ribelle chiamato Retrogaming.

Questa ottima disamina, condivisibile per almeno una generazione e mezza, ci mostra come ancora oggi il fascino un po’ polveroso di certi titoli possa avere qualcosa da dire e da esprimere, rivolta anche verso chi era troppo giovane per giocare a titoli come Metal Slug, Golden Axe o Shinobi. Sega, Konami, Namco, Nintendo, la lista è lunga e i titoli sono davvero numerosi.

Oggi mostrare a un aspirante gamer della generazione Alpha come ci si intratteneva tra la fine degli anni ottanta e l’inizio degli anni novanta, significa ripercorrere quasi per intero il meglio degli arcade games del passato. Oggi i giochi sono per tutti i gusti e le fasce d’età, come ad esempio il gambling online per gli adulti, dove tra le sale da gioco digitali troviamo siti come https://casino.netbet.it/ e https://www.casino777.ch/it/ che stanno attualmente scalando le classifiche in termini di gradimento e di massa critica di utenti attivi.

Prendiamo come modello proprio il titolo Sega dello Shinobi. Venne realizzato nel 1987 in una prima versione arcade, ma successivamente girava su quasi tutte le piattaforme come il Master System, Atari ST, Amstrad, Commodore 64 e via dicendo. Questo titolo, senza entrare nel dettaglio del gameplay, che potrete scoprire o rivedere attraverso uno dei molti video presenti su Youtube, ebbe un successo clamoroso, perché aveva assimilato e studiato gli errori grafici e di gameplay di un altro fortunato titolo che lo aveva preceduto, ovvero Kung-Fu Master (Spartan X) un picchiaduro a scorrimento orizzontale, pubblicato da Irem Corp. nel 1984.

Il bello di un titolo come Shinobi è che apre a un mondo come quello dei ninja, visto che questo nome è preso proprio dal periodo del Giappone feudale, dove un guerriero armato di spada e di shuriken deve sconfiggere molti nemici al fine di liberare i propri compagni presi in ostaggio da una misteriosa organizzazione criminale. Un po’ sulla falsariga di una pellicola cult come Big Trouble in Little China del regista statunitense John Carpenter.

Ora l’effetto nostalgico retrogaming per un titolo così ben concepito e realizzato come Shinobi è utile per fare una riflessione a 360 gradi sul settore del gaming e nello specifico su quello del retrogaming. E questo crediamo sia proprio legato al gusto ed all’affetto provato per quei giochi e per quello che trasmettevano.

Soprattutto dal punto di vista sociale. Alcune delle più radicate amicizie sono nate davanti un C64 o un’Amiga 500 o a svariati cambiati da sala giochi, per un’intera generazione di gamers dell’epoca. Diciamo quindi come se negli anni ‘80 nascevano personaggi come MARIO, SONIC, SAMUS, DONKEY KONG e migliaia di altri fortunati titoli, diventati nel tempo best seller o caduti nel dimenticatoio, questo indica come la golden age dei videogames arcade abbia costituito un tassello importante per il settore videoludico odierno. Al di là della nostalgia, ci piace ancora giocare a quei titoli di una volta perchè più belli, immediati e profondi.

Oggi forse è diventato tutto troppo accessibile, l’ansia e la curiosità di acquistare un gioco partendo dalle sole immagini di copertina, mentre con l’odierno modus operandi del mercato on demand, internet e cloud gaming, un po’ di quell’effetto novità si è perso per strada. Il retro gaming è uno stile di pensiero, un modo di intendere la vita. Non è solo nostalgia. È molto di più, e purtroppo un qualcosa che oggi alle nuove generazioni è di difficile comprensione.

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