I racconti di Davide TrentarossiMagazineStoria e Cultura

Il giorno che ci rivedremo

Il giorno che ci rivedremo… chissà se in questi quasi venti anni ci hai mai pensato. Io, onestamente, no. Ho pensato spesso a te, a volte sei venuto a trovarmi in sogno, altre, invece, sei stato un semplice ricordo, ma devo dire che mai ho pensato particolarmente al momento in cui ci incontreremo di nuovo, dove avverrà, come sarà, cosa ci diremo… certo, ho sempre avuto la certezza che un giorno ci si incontrerà tutti di nuovo, ma non mi è mai capitato di pensare a quel momento in cui ti vedrò in lontananza, mi sorriderai e mi farai cenno di venire da te. Una canzone che ho sentito l’altro giorno, però, me lo ha fatto venire in mente ed è stato molto bello immaginare cosa avverrà… è stato strano, ma estremamente piacevole.

Il giorno che ci rivedremo… beh, ho pensato che ci rivedremo al mare, su quello scoglio dove abbiamo condiviso la nostra prima birra insieme. Credo avessi quattordici o quindici anni, ma mi facesti sentire già un uomo. Ora te lo posso confessare, quella birra era veramente orrenda, ma condividerla insieme è stato qualcosa di davvero unico. Ricordo ancora il contrasto tra quel sapore amaro che mi restava in bocca dopo aver bevuto e quella gioia fantastica quando ti ripassavo indietro la lattina.

Il giorno che ci rivedremo… ti racconterò un poco di quello che son riuscito a combinare in questi anni. Qualcosa di buono credo, spero, di averlo fatto; spesso, però, ho come la sensazione di non riuscire a vedere dove sto andando e, a volte, non saprei nemmeno dirti se sto, effettivamente, andando da qualche parte. Qualche giorno fa è uscito un nuovo disco di un cantante che mi piace molto. In una canzone usa un’espressione che descrive alla perfezione quello che provo: “quando i passi che fai sulla strada non hanno parole“. Spesso è come se arrivi a sera, ti volti indietro e non riesci a vedere i passi che hai fatto: ti è mai capitato di sentirti così? La cosa brutta, come diceva Steve Jobs, è quando questa sensazione si ripete per troppi giorni di fila: è il segno che devi cambiare qualcosa. Spesso questa sensazione non fa che aumentare un senso di depressione, ma a volte, se sei fortunato, riesci ad aggrapparti ad essa e ti dà la carica per intraprendere una nuova strada.

Il giorno che ci rivedremo… ti racconterò un poco dei miei ragazzi, giusto perché qualcosa di buono, in questo caso, sono certo di essere riuscito a farlo! Giulia hai avuto la fortuna di conoscerla, anche se per poco tempo. Dovresti vedere come è cresciuta! Ha un carattere fortissimo. E’ capace di passare da atti di estrema dolcezza a momenti di forza che non immagineresti mai. Quello che amo in lei è che non accetta mai nulla perché precostituito: mette tutto in discussione e si fa la sua opinione, pronta a difenderla con ogni mezzo. E’ bello starle accanto, perché ogni cosa è uno stimolo a fare meglio: poche persone così ho incontrato nella vita.

Luca, invece, non lo hai mai conosciuto, ma ti sarebbe piaciuto un sacco! E’ un vulcano di idee e nuove iniziative, che non immagini neanche: credo che nessuno sarebbe stato in grado di contenervi, voi due insieme! Ha un solo, grande, difetto: si tiene tutto dentro, è impenetrabile! Fin da piccolo è sempre stato molto autonomo, con un grande desiderio di indipendenza e, crescendo, a volte sembra voler esasperare questa sua voglia di autonomia, che sfocia quasi in un distacco da noi: diventa impenetrabile e non capisci mai quali siano i suoi veri pensieri. E’ un ragazzo con grandi passioni per cose che difficilmente immagineresti che potrebbero interessare a un ragazzo della sua età: negli ultimi tempi è maturato moltissimo e non hai idea della mia curiosità di scoprire le cose grandi che sicuramente sarà in grado di fare.

Il giorno che ci rivedremo… mi ricorderò delle nostre discussioni: magari spesso non la vedevamo allo stesso modo, però era bello il confronto, anche quando molto acceso. Oggi mi capita spesso di ripensarci: su molte cose avevi proprio ragione, su altre meno, ma ho imparato che non è questo quello che conta. La cosa veramente importante, che mi fa anche sorridere, è la sensazione che provo spesso discutendo con i miei ragazzi. Ora le parti sono invertite, almeno la mia parte lo è; e mentre li vedo appassionarsi e infervorarsi con la forza e lo spirito dei loro vent’anni, il mio cuore non può che sposare le loro idee ed esserne orgoglioso. Poi però la ragione ha il sopravvento e mi pare di sentire la tua voce uscire dalla mia bocca. Sento le mie parole e se da un lato sono fiero della ragionevolezza che ci trovo, dall’altro vorrei urlare: “Avete ragione voi, ragazzi, non statemi a sentire, non perdete mai questo ardore e questa vitalità!”

Una cosa a cui mi capita spesso di ripensare negli ultimi tempi è cosa sarebbe successo quella volta in cui non ho seguito il tuo consiglio, ma ho fatto di testa mia, o a quell’occasione in cui, invece, ho seguito quello che dicevi tu, anche se non ero d’accordo. E’ il gioco che mi piace chiamare del “e se invece…”. Un giorno ci voglio scrivere sopra qualcosa. Magari ne riparliamo… il giorno che ci rivedremo!

Davide Trentarossi

Nato a Milano, l’8 maggio… di qualche anno fa, ma cresciuto in provincia. Ho scoperto molto tardi la passione per la scrittura. Sono laureato in Ingegneria Informatica. Amo viaggiare, e questo mi ha portato a lavorare in giro per il mondo. Molti aeroporti sono stati il mio “Second Office”. Dall’Australia al Sud America, da Mosca a Miami, oltre all’Europa. Amo viaggiare leggero: nel mio trolley il computer su cui appuntare le idee per un nuovo libro, l’inseparabile smartphone, per restare connesso al resto del mondo e un paio di cuffie per ascoltare la musica, un’altra grande passione. Visita la mia pagina su Amazon: https://www.amazon.it/Davide-Trentarossi/e/B081QT913W/

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