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A Milano calpestare l’erba è questione di dignità (dell’erba)

A Milano anche l’erba si lamenta. Qui, dove pare che marketing, branding e induzione dei sensi di colpa la fanno da padrone, sono i piccoli particolari che raccontano la vera storia delle cure che si prestano alla città. Lo scrivo dopo averne notato uno che dà un certo sapore di ridicolo alla semina di erbetta in una via del centro di Milano.

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Erba e sottobosco

Sotto agli alberi frondosi, ombrosi, alti, belli e coraggiosi di via Marco de Marchi qualcuno ha seminato dell’erbetta da prato inglese. La striscia di terra nuda ai piedi degli alberi è occupata dalle loro nodose e lunghe radici. Le loro fronde impediscono ai pochi caldi raggi di sole che penetrano fra i palazzi di raggiungerla. Non è un bosco, ma le condizioni sono simili. L’erba inglese non cresce nel sottobosco ma il seminatore non se ne è preoccupato. Anche i fili d’erba ci stanno provando e, come i capelli sulla testa di un uomo che sta diventando calvo, crescono dove possono.

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Assetati fili d’erba

  • erba. A Milano calpestare l'erba è questione di dignità (dell'erba) - 22/06/2021
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Nessuno lì innaffia o li concima. Quei pochi fili d’erba che sono riusciti a nascere e a diventare di un bel verde brillante, sfruttando la pioggia, un raggio di sole, e le cacche dei cani, sembrano gridare aiuto. Qualcuno ha invece piantato tra di loro dei cartelli che inducono al senso di colpa chi calpesta le aiuole.

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Ego bisognoso di affermazione

Invece di portar scritta la frase “Abbi pietà di me, ci sto provando. Non calpestarmi. Firmato: il prato inglese” i cartelli riportano la scritta “Non calpestare gli altri per affermare il tuo ego personale” . Non so chi possa aver avuto l’ idea di una frase poco attenta alla dignità della povera erbetta. Forse si tratta di una invocazione rivolta agli alberi che la soffocano.

Di certo è che anche chi è dotato di un ego bisognoso di affermazione personale di fronte a quel cartello sente un moto di solidarietà nei confronti dei fili d’erba, che volte puó tradursi in un atto di pietà. E se non si vuol usare l’eutanasia, che si faccia almeno un tentativo di trapianto!

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Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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