Magenta

Il parroco di Magenta parla dalla terapia sub intensiva. Il ricovero per Covid

Don Giuseppe Marinoni, trasferito da Magenta ad Abbiategrasso per proseguire le cure, ci consegna il suo messaggio benedicente: per Gesù, per parrocchiani e amici, per medici e infermieri. Don Giuseppe Marinoni, parroco della Comunità Pastorale di Magenta, è stato infatti ricoverato il 30 aprile scorso per Covid-19. Il sacerdote è affidato alle mani sapienti e attente del personale medico-sanitario dell’ospedale di Abbiategrasso, dove da lunedì 10 maggio don Giuseppe soggiorna nel reparto di terapia sub-intensiva.

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«Sono contento di riuscire a parlare, di poter comunicare: sento che la voce finalmente mi segue». Don Giuseppe Marinoni, torna quindi ad esprimersi, sia pure per pochi minuti e con una voce che non è ancora del tutto tonante come quella che conosciamo

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«Il mio è un triplice messaggio di benedizione – afferma – Innanzitutto, voglio benedire il Signore perché, pur facendo fatica a pregare nei giorni scorsi, ne ho percepito sempre la vicinanza. Non abbandona mai i suoi figli Dio, che è Padre buono! All’ospedale di Magenta, quando guardavo il Crocifisso appeso al muro, ho sempre avuto la viva impressione di sentirlo vicino, presente. Il mio primo pensiero di lode e di ringraziamento, quindi, va a Lui».

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Don Giuseppe dice di aver ripreso con gioia già da martedì scorso la preghiera della Liturgia delle Ore, servendosi del tablet. «Ho sperimentato ancora una volta che i Salmi diventano “parlanti” in ogni situazione e sempre mi aiutano a benedire il Signore».

Le sue parole

Il pensiero poi corre ai suoi parrocchiani, sia del presente che del passato, e ai moltissimi altri amici: «La seconda benedizione desidero estenderla a tutti coloro – e sono davvero tanti – che mi sono stati vicini. Ho sentito forte la preghiera di tutti voi, membri della Comunità Pastorale di Magenta ma anche di tutte le comunità dove sono stato; ho colto l’abbraccio trasmessomi dal pensiero e dall’affetto corale di tantissima gente che davvero mi ha voluto e mi vuole bene, testimoniandomelo in molti modi: ne ho percepito il calore amichevole, così benefico! Vorrei poter dire a ciascuno di voi, personalmente e a voce, il mio ringraziamento per la vostra vicinanza e per il vostro attaccamento. Grazie!».

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C’è poi una terza benedizione: «la rivolgo a tutto il personale ospedaliero, che ho potuto cogliere come un corpo unico, dove ogni parte compie la funzione che le è propria – afferma don Giuseppe – Già lo sapevo, ma ho visto di persona quest’attività intensa, ben coordinata, notte e giorno, che mi ha fatto sentire custodito e curato: sempre vicini, anche nelle più piccole esigenze.

Voglio proprio benedire chi opera negli ospedali di Magenta e di Abbiategrasso. Ho sperimentato la capacità professionale e la dedizione di chi si spende per il bene dei malati. È la benedizione più grande perché, come dice Gesù, ogni volta che si fa anche una piccola cosa per prendersi cura di un malato, in realtà la si fa a Lui. Queste donne e uomini si prendono cura di Cristo ogni giorno».

Il saluto, pensando al ritorno a casa

«Non so quando verrà il momento, ma non ho fretta! Ciò che mi dicono di fare io faccio». E infine, «un pensiero riconoscente ai nostri Santi Patroni Gianna e Paolo VI, insieme a San Giuseppe che, in questo anno a lui dedicato, ‘vigila’ da qualche giorno al centro della Basilica».

Nota della redazione
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Cristina Garavaglia

Giornalista

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