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Aggressione in treno sul Cadorna – Novara Nord delle 15.47

Saronno. Un uomo di circa 30 – 35 anni ha aggredito una giornalista (e non solo lei) che stava chiamando i soccorsi al 112, a bordo del treno regionale Trenord delle 15.47 da Cadorna verso Novara Nord.

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Oggi pomeriggio mentre tornavo da Milano verso la stazione di Vanzaghello con il treno che parte alle 15.47 dalla stazione di Cadorna mi sono trovata in una delle peggiori situazioni in cui una giornalista donna può trovarsi su un treno: essere aggredita e insultata da un bullo strafatto. L’uomo non ha aggredito solo me, però mi sono presa un forte spintone che sicuramente peggiorerà la mia cervicale. Sento già il dolore che cresce. Stanotte sarà un inferno.

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Lo strafatto ha aggredito tutti i passeggeri del treno che gli capitavano a tiro

Il tizio era salito alla stazione ferroviaria di piazzale Cadorna insieme ad una donna. I due si erano subito chiusi nel bagno. Facile immaginare cosa facessero all’interno del gabinetto del treno. Poi i due non riuscivano più ad uscire dal bagno. Cosa sia successo dopo non è molto chiaro, al momento.

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“T’ammazzo”, “Tu a casa non ci torni”

Ad un certo punto però l’uomo è uscito dal bagno e ha cominciato a minacciare di morte i passeggeri prendendosela con alcuni in particolare. “T’ammazzo” “Tu a casa non ci torni” gridava all’indirizzo di uno dei passeggeri. Poi ha staccato il martelletto frangivetro d’emergenza e lo ha lanciato verso il passeggero. Lo ha preso alla testa. Molti dei passeggeri sono fuggiti verso la testa del treno, si trattava soprattutto di ragazze e di studenti che tornavano a casa da scuola. Alcuni passeggeri sono corsi a chiamare il capotreno, altri hanno chiamato il 112.

Il treno però correva verso la stazione di Saronno e noi passeggeri ci trovavamo in balia di questo strafatto che picchiava tutti quelli che incontrava mentre percorreva su e giù la carrozza, senza la possibilità di far intervenire qualcuno. C’ero anche io. Ho chiamato il 112 con l’app Where are You, e all’improvviso mi sono trovata lo strafatto alle spalle. Mi ha dato uno spintone colpendomi sulla spalla destra e facendomi perdere l’equilibrio. “Levati, cicciona” mi ha urlato. Non penso che neppure avesse realizzato che stavo chiedendo l’intervento del 112.

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Quel ragazzone bruno…

E’ arrivato anche il capotreno, una donna gentilissima e professionale ma che è la metà di me. C’era poco da fare. Lo strafatto era incontenibile. La situazione si è risolta perchè dalla carrozza in coda al treno è apparso un ragazzone bruno. Con la sicurezza che può avere solo un poliziotto o un carabiniere che sa cosa fare, ha sbattuto (delicatamente ma con decisione) lo strafatto su un sedile e gli ha fatto tirare fuori i documenti. Un poliziotto fuori servizio che ha dovuto rientrare in servizio, magari dopo una giornata già difficile, per salvare un treno.

“Chiamo il mio avvocato”

“Chiamo il mio avvocato” sono state le prime parole che lo strafatto ha pronunciato dopo essere stato ridotto a star seduto sul sedile. Improvvisamente era diventato un agnellino e non voleva più ammazzare nessuno. La mole e la decisione del poliziotto hanno convinto subito lo strafatto a mettersi tranquillo e a farsi passare gli effetti di qualunque cosa avesse preso. In quel momento siamo arrivati alla stazione di Saronno, dove ci stava aspettando una pattuglia del gruppo di intervento dei carabinieri di Saronno. Il poliziotto ha consegnato lo strafatto ai carabinieri in servizio e chi ha potuto ha testimoniato su quanto successo.

Non ho problemi a scrivere che sporgerò querela contro lo strafatto, e che mi incavolerò in modo particolarmente forte se vengo a sapere che un giudice minimizza quanto successo oggi su quel treno. Ciò che è successo è gravissimo e, da quanto mi hanno raccontato altri passeggeri, non è una situazione rara. Mi hanno parlato di ragazzini che viaggiano armati di coltello, di stranieri molesti, di drogati come quello di oggi, convinti che su un treno in corsa sia possibile fare tutto quello che passa per la testa.

Non è solo perchè mi ha aggredito e spintonato mentre chiamavo aiuto

Lo strafatto aveva la pelle di cuoio, abbruttita dagli abusi. La sua forza fisica era quella di un mezz’uomo semidistrutto dalla droga. Non era difficile dargli una mano di botte, specialmente se ci si metteva in due o tre passeggeri. Però sul treno c’erano persone normali, oneste e che non picchiano la gente. Erano ragazzi, studenti, donne e adulti educati a contenere l’aggressività, a dominarla, oppure talmente buoni da non essere mai aggressivi. Lasciare in giro persone della categoria degli strafatti, lasciare che prendano un treno dando loro di fatto il permesso di minacciare e aggredire le persone senza che i passeggeri abbiano la possibilità di difendersi, o di essere difesi, è inconcepibile.

Messaggio a Trenord: c’è bisogno di sicurezza a bordo dei treni

Un capotreno non può difendere da solo un intero treno in corsa e che non può fermarsi fra una stazione e l’altra. Se non ci fosse stato a bordo il poliziotto fuori servizio che ha preso in mano la situazione, prima di arrivare in stazione lo strafatto avrebbe potuto alzare il tiro, diventare ancora più aggressivo e pericoloso, e ferire o uccidere qualcuno. Questo perchè le persone oneste, prima di restituire le botte, devono domandarsi se sono in grado di pagare la parcella dell’avvocato se lo strafatto querela. Vincere o perdere conta poco. L’avvocato va pagato anche quando si ha ragione.

C’è un problema anche con U are You 112

Ho usato spesso l’app U are you del 112 e trovo che sia fantastica. Oggi però le ho trovato un difetto. Non mi ero mai trovata a dover usare U are you in una situazione del genere. Non è stato come in un film. E’ caduta la linea 2 volte, ero sotto attacco da parte dello strafatto, e il 112, dopo avermi identificato e geolocalizzato correttamente, mi ha messo in attesa con la segreteria estera. Lo strafatto insultava e aggrediva e il 112 mi diceva “Kalispera, attention please”. E’ stato decisamente surreale. Solo dopo qualche minuto l’operatore ha detto che stavamo per essere raggiunti ( in stazione a Saronno) da una pattuglia dei carabinieri.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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