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Operazione Arhat. 37 arresti fra Narcos, spacciatori e cellule indipendenti

Nelle prime ore della mattinata, i Carabinieri del Comando Provinciale di Milano, hanno arrestato in via cautelare, 37 persone nelle Provincie di Milano, Alessandria, Bergamo, Genova, Monza, Padova, Pavia, Roma, BustoArsizio (Varese) , Vibo Valentia e Vicenza. L’ordine di carcerazione è stato emesso dal G.I.P. del Tribunale meneghino su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia (Proc. Agg. D.ssa Alessandra Dolci e Sost. Proc. Dr. Gianluca Prisco).

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Dei 37, 20 sono italiani e 17 stranieri. 25 saranno portati in carcere, 2 erano già in carcere e 10 sottoposti agli arresti domiciliari. Sono accusati, a vario titolo, di associazione finalizzata alla produzione, al traffico e allo spaccio di droga, con le aggravanti della transnazionalità e della disponibilità di armi (artt. 74 e 73 DPR 309/90, art. 1, 2, 4 e 7 L. 895 del 1967).

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Operazione Arhat

L’operazione è stata chiamata “Arhat” dal nome del cane di una coppia di coniugi che aveva coinvolto nel anche il figlio di 11anni. È nata un’indagine avviata nell’agosto del 2018 dai militari della Compagnia Carabinieri di Milano Duomo a seguito dall’arresto in flagranza di un cittadino italiano, trovato in possesso di 3,5 kg dI droga, tra cocaina, hashish e marijuana.

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La rubrica telefonica trovata durante l’arresto e l’analisi dei tabulati telefonici del suo telefono cellulare ha condotto i carabinieri della compagnia Duomo, condotta dal Tenente Vincenzo Del Latte, nelle indagini che hanno portato all’individuazione di svariati gruppi criminali, tutti operanti nel capoluogo lombardo anche se con ramificazioni in altre aree del Paese, attivi nel traffico e nello spaccio di stupefacenti.

Un gruppo era composto da italiani, alcuni di origine calabrese. 2 di questi avevano saldi rapporti con vertici ed emissari della ‘ndrangheta di Reggio Calabria. Gli altri gruppi fanno parte di nuclei di origine eritrea e sudamericana, e di alcune cellule, di varia nazionalità o etnia, tra loro indipendenti, che hanno tuttavia evidenziato una spiccata operatività transnazionale.

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A mezzogiorno

A mezzogiorno di oggi manca all’appello solo una delle persone ricercate. L’operazione Arhat si puó considerare conclusa e i particolari su indagini e arrestati possono essere diffusi

Arhat. I gruppi

Il primo gruppo, di più elevata caratura criminale, è risultato composto da 11 italiani, alcuni dei quali di origine calabrese, operanti da diversi anni nelle piazze di spaccio di Bollate, Baranzate, Piazza Prealpi e Quarto Oggiaro e legate al clan della ‘ndrangheta reggina “Serraino – Di Giovine”). I due esponenti di spicco sono un 53enne di Petilia Policastro (KR) e un 43enne di Joppolo (VV) in saldi rapporti con i vertici e gli emissari della stessa ‘ndrangheta reggina.

4 persone sono invece ascrivibili a nuclei di italo eritrea. La loro di spaccio era destinata quasi esclusivamente ad una cerchia ristretta di clienti abituali.

Altre 7 persone sono di origine sudamericana e la loro attività criminale si sviluppava sull’asse Lima-Roma-Milano. Alcune altre cellule sono di varia nazionalità o etnia. Fra loro ci sono 15 tra italiani, rumeni, sinti, marocchini, tunisini e tedeschi. Erano indipendenti , ma avevano una spiccata operatività transnazionale.

L’inchiesta permesso di documentare come i diversi gruppi si servissero anche di particolari telefoni criptati di produzione olandese, e stati in grado di rifornirsi, movimentare e immettere complessivamente sul mercato nazionale droghe di vario tipo per un valore di oltre 4 milioni di euro.

Il nome dell’operazione (“Arhat”, espressione usata nella religione buddhista per indicare “colui che ha raggiunto la perfezione”) trae spunto da quello del cane di una spregiudicata coppia italiana che, allestendo una fiorente attività di tipo “familiare” dedicata all’importazione e allo smercio di vari generi di stupefacente, non esitava a coinvolgere il figlio 11enne nello spaccio a tale scopo del proprio appartamento milanese (in zona Sempione) quale “base logistica” dell’organizzazione.

Sequestrati anche un appartamento e un conto corrente

L’attività, nel suo complesso, ha permesso di operare già 23 arresti in flagranza di reato; sequestrare, complessivamente 35 kg di sostanze stupefacenti cocaina, hashish e marijuana; i porre sotto sequestro 100.000 euro in contanti (provento di attività delittuosa; di sequestrare 6 pistole e 1 carabina che erano nella disponibilità della coppia citata; di il sequestro preventivo di un conto corrente e dell’appartamento della coppia, individuato quale “base logistica” per il confezionamento delle sostanze stupefacenti; effettuare 45 perquisizioni domiciliari.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica. Ora scrivo su alcune testate, coordino portali di informazione, sono una giornalista, e una Web and Seo Editor Specialist

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