Terremoto. Lo sciame di scosse e il pericolo Tsunami
Un lunghissimo sciame di scosse di terremoto sta seguendo il terremoto dello scorso 27 marzo, avvenuto in mare aperto tra Puglia, Bosnia Erzegovina e Croazia. Quel giorno ci sono state 4 forti scosse di terremoto, nel centro del mare Adriatico. Il terremoto non ha distrutto nulla, l’epicentro era in mare aperto. Per tutta la giornata la gente ha temuto che le coste di tutti e tre i paesi potessero essere colpite da un forte tsunami.
In realtà era un pericolo poco probabile perchè il terremoto più forte non ha superato la magnitudo 6 che è quella in cui il pericolo tsunami diventa probabile, anche se la superficialità delle 4 scosse avrebbe potuto agitare le acque nei porti e nei dintorni dell’epicentro, e modificare le correnti marine.
Lo sciame di scosse di terremoto e di maremoto
L’allarme, per quanto lieve, non è ancora finito. Le 4 scosse più forte del 27 marzo sono state seguite finora da un lungo numero di scosse di assestamento. Il solo 27 marzo oltre alle 4 più forti ce ne sono state altre 50. Il 28 marzo sono state poco più di 30. Solo oggi, alle 11 del mattino, ce ne sono state una ventina. Ho contato solo le scosse posizionate fra la magnitudo 2 e la magnitudo 3.5, e abbastanza superficiali. I dati sono quelli dell’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che tiene sotto controllo, perchè prevedere è impossibile, i terremoto e i maremoti che avvengono nel paese.
Anche le scosse di assestamento di un terremoto, per quanto deboli, possono innescare gli tsunami, cioè i maremoti. Come nel caso dei terremoti più debole è la scossa, minore è la distanza su cui si verificano gli effetti. Il movimento dell’acqua può però arrivare molto lontano e il rischio e il pericolo per le persone si verifica quando l’acqua in movimento dopo la scossa arriva sulla costa. Più profondo è il mare in cui si verifica il maremoto, maggiore è la massa d’acqua che si sposta, la velocità con cui si muove e l’energia con cui le onde colpiscono le coste.
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