Falò di sant’Antonio senza il calore di un fuoco amico
Negli anni scorsi la polemica di oggi era fra coloro che volevano spegnere la tradizione tutta lombarda del falò serale, in cui si bruciava la legna vecchia. Accusavano il falò di Sant’Antonio di essere fonte di PM10. C’era poi la gara tra Comuni a chi costruiva la pira più alta, e gli “incidenti” con cui i concorrenti davano malignamente fuoco in anticipo, in genere il giorno prima, al cumulo di legna del vicino.
Poi, però, alla sera del 17 gennaio, quando si intravedevano i primi bagliori dei fuochi all’orizzonte, confusi con i lampi di luce rosa che al tramonto attraversavano le nuvole, si usciva e si attraversava il paese e ci si recavaal falò, giusto in tempo per assaggiare due salamini, un sanguinaccio, un po’ di polenta qualche frittella di mele e vin brulè, the e birra a fiumi.
Questa sera non si può mettere il anso fuori di casa. C’è il coprifuoco, come se il fatto di recarsi al falò possa far ammalare. Lui, sant’ Antonio di Gugin, o di Porscell, insomma Sant’ Antonio dei maialini che arrivava con il suo gregge, sgrufolante con il campanello al collo, ne sarebbe scandalizzato. Lui era il guaritore, colui che aveva tutti gli unguenti per scacciare le malattie ed ora una malattia lo ha scacciato. Lui che arrivava a benedire le stalle perchè gli animali, e le persone non si ammalassero. Nessuno ricorda che oggi, sant’Antonio, dovremmo fare un bel falò per scacciare l’inverno.
Il freddo e l’aria gelida di gennaio questa sera non saranno contrastati dal calore fortissimo del falò. Non ci sarà il fumo a dare indicazioni sui raccolti del prossimo anno. Questa sera l’unica cosa rosso fuoco e che brucia è il provvedimento della Zona Rossa cui è stata costretta la Lombardia.
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