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Le opere pittoriche di Sandro Borroni. La “blindatura” del colore

Ah Parigi, che sogno! L’artista boffalorese Sandro Borrobi ci porta proprio nella città degli innamorati per ammirare la torre Eiffel che fu costruita per un’esposizione mondiale e che da tempo è simbolo della magnificenza della Francia e del mondo occidentale intero.

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Rocordi di viaggio, mete future di viaggio o semplicemente un viaggio virtuale: lo facciamo attraverso le opere pittoriche dell’artista boffalorese Sandro Borroni e la rubrica di arte pittorica di Co Notizie collegata a itinerari turistici.

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Sandro Borroni

. Le opere pittoriche di Sandro Borroni. La “blindatura” del colore - 20/06/2020
Il pittore boffalorese Sandro Borroni

SANDRO BORRONI nasce a Legnano nel 1944. Vive e lavora a Boffalora sopra Ticino (MI). Ha iniziato il suo percorso artistico da autodidatta e questo gli ha permesso di non subire la fascinazione degli stili pittorici dei grandi nomi della pittura mondiale, ma di seguire la sua genialità e capacità che l’ha condotto ad ideare una nuova tecnica pittorica: la BLINDATURA DEL COLORE, che consiste nell’inserimento dei colori ad olio all’interno di “cordoncini” che ne delimitano gli spazi, creando armonie cromatiche in una sintesi di ensemble di luci e colori.

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Nella sua pittura, i temi ricorrenti sono le vedute urbane, i siti industriali o cantieri navali, identità passate e future delle nostre città. La scelta del soggetto è frutto di studi approfonditi e, dietro ad ogni analisi operata dall’artista, c’è sempre la motivazione. Ogni sua opera racconta cioè una storia.

Le sue tele sono realizzate con minuzia di particolari e i colori, blindati nelle linee in rilievo del cordoncino bianco, creano suggestioni bidimensionali che emozionano, danno nuovo significato agli spazi consueti che circondano e creano il quotidiano. Per visitare la galleria dell’artista, basta collegarsi a www.sandroborroni.com

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Opera della settimana

. Le opere pittoriche di Sandro Borroni. La “blindatura” del colore - 20/06/2020
Opera a Olio 90 x 60 N° 46 eseguita nel 2016

“Essa rappresenta Parigi nel mondo essendo il monumento simbolo della capitale francese – spiega l’artista – La torre prende il nome dell’ingegnere che la progettò Gustave Eiffel. Dal 1887 al 1889 venne costruita allo scopo di commemorare il centenario della Rivoluzione Francese”

Quando, sul finire del 1884, il governo francese annunciò di voler salutare l’Esposizione Universale del 1889 di Parigi (la decima di quelle rassegne consacrate ai fasti della produzione industriale) con un’opera di dimensioni colossali, Maurice Koechlin e Emile Nouguier aderirono all’impresa. Koechlin e Nouguier erano due ingegneri alle dipendenze della Compagnie des Établissements Eiffel, una fiorente ditta gestita da Gustave Eiffel, uno dei più accreditati «architetti del ferro» del periodo, e l’idea che avevano avuto era ambiziosa: si trattava di un «imponente pilastro metallico, formato da quattro travi reticolari svasate in basso che si congiungono in cima, legate tra loro mediante traverse disposte a intervalli regolari». Il ferro era ovviamente l’unico materiale adeguato a una costruzione di una simile portata.

Eiffel, pur consentendo a Koechlin e Nouguier di proseguire i loro studi, inizialmente riservò al progetto iniziale solo un’attenzione distratta; in un secondo momento ne intuì la genialità e, pertanto, si avvalse della collaborazione di Stephen Sauvestre, ingegnere capo del dipartimento di architettura della sua società. L’apporto tecnico di Sauvestre fu fondamentale non solo sotto il profilo tecnico – egli, infatti, contribuì a correggere vari errori di fondo del progetto di Koechlin e Nouguier – bensì anche sotto quello estetico, in quanto modificò la forma della torre per renderla più accattivante agli occhi dell’opinione pubblica, con l’aggiunta di linee meno spigolose e più aggraziate, ingentilite anche con svariati ornamenti.

Nota della redazione
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Cristina Garavaglia

Giornalista

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