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Le opere pittoriche di Sandro Borroni. La “blindatura” del colore per conoscere la Lombardia

. Le opere pittoriche di Sandro Borroni. La “blindatura” del colore per conoscere la Lombardia - 10/02/2020
Il Duomo di Milano, opera n°188, 60×90

La rubrica di arte pittorica collegata a itinerari turistici, con opere di Sandro Borroni, ci riporta a Milano. Il pittore boffalorese Sandro Borroni,attraverso le sue opere realizzate con una tecnica innovativa e di avanguardia, ci condurrà infatti per tutto il 2020 alla scoperta di Milano, della Lombardia, dell’Italia e del mondo intero. Prendendo spunto dai quadri di Borroni, proponiamo accenni storici e curiosità legati ai luoghi citati, cosicchè si possano scegliere come mete turistiche. “Co Notizie”, infatti, copre la Lombardia ed essendo on line può raggiungere anche mete lontane. Non resta dunque che viaggiare nella magia delle opere dell’artista e sui passi della storia!

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Sandro Borroni

. Le opere pittoriche di Sandro Borroni. La “blindatura” del colore per conoscere la Lombardia - 10/02/2020
Il pittore boffalorese Sandro Borroni

SANDRO BORRONI nasce a Legnano nel 1944. Vive e lavora a Boffalora sopra Ticino (MI). Ha iniziato il suo percorso artistico da autodidatta e questo gli ha permesso di non subire la fascinazione degli stili pittorici dei grandi nomi della pittura mondiale, ma di seguire la sua genialità e capacità che l’ha condotto ad ideare una nuova tecnica pittorica: la BLINDATURA DEL COLORE, che consiste nell’inserimento dei colori ad olio all’interno di “cordoncini” che ne delimitano gli spazi, creando armonie cromatiche in una sintesi di ensemble di luci e colori.

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Nella sua pittura, i temi ricorrenti sono le vedute urbane, i siti industriali o cantieri navali, identità passate e future delle nostre città. La scelta del soggetto è frutto di studi approfonditi e, dietro ad ogni analisi operata dall’artista, c’è sempre la motivazione. Ogni sua opera racconta cioè una storia.

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Le sue tele sono realizzate con minuzia di particolari e i colori, blindati nelle linee in rilievo del cordoncino bianco, creano suggestioni bidimensionali che emozionano, danno nuovo significato agli spazi consueti che circondano e creano il quotidiano. Per visitare la galleria dell’artista, basta collegarsi a www.sandroborroni.com

Opera della settimana

. Le opere pittoriche di Sandro Borroni. La “blindatura” del colore per conoscere la Lombardia - 10/02/2020
Il Duomo di Milano, opera n°188, 60×90

“Osservando l’opera si evidenzia la vivacità delle persone, caratteristica dei milanesi – premette l’artista – Il Duomo è anche il simbolo del capoluogo Lombardo, custodito dalla veranda fabbrica del Duomo. Il luogo di culto è dedicato a Santa Maria Nascente”.

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Accenni storici e itinerari turistici

Il Duomo di Milano è considerata la terza chiesa cattolica nel mondo, dopo San Pietro e la cattedrale di Siviglia. La sua costruzione è stata iniziata nel 1386 ed è andata avanti per 500 anni. La facciata è stata ultimata alla fine del 1800.

. Le opere pittoriche di Sandro Borroni. La “blindatura” del colore per conoscere la Lombardia - 10/02/2020
Il duomo di Milano fonte internet

A volere il Duomo è stato Gian Galeazzo Visconti, che era il Signore di Milano e già nel progetto originale era deciso che il Duomo sarebbe stato coperto di marmo bianco, infatti le cave di Condoglia appartenevano alla famiglia Visconti che le donò alla Fabbrica del Duomo, l’organizzazione che si occupò della costruzione e che anche oggi segue ogni tipo di manutenzione di cui necessita la chiesa.

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Nel luogo in cui sorge il Duomo un tempo si trovavano l’antica cattedrale di Santa Maria Maggiore, cattedrale invernale, e la basilica di Santa Tecla, cattedrale estiva. Dopo il crollo del campanile, l’arcivescovo Antonio de’ Saluzzi, sostenuto dalla popolazione, promosse la ricostruzione di una nuova e più grande cattedrale (12 maggio 1386), che sorgesse sul luogo del più antico cuore religioso della città. Per il nuovo edificio si iniziò ad abbattere entrambe le chiese precedenti: Santa Maria Maggiore venne demolita per prima, Santa Tecla in un secondo momento, nel 1461-1462 (parzialmente ricostruita nel 1489 e definitivamente abbattuta nel 1548).

La nuova chiesa, a giudicare dai resti archeologici emersi dagli scavi nella sacrestia, doveva prevedere originariamente un edificio in mattoni secondo le tecniche del gotico lombardo. Nel gennaio 1387 si gettarono le fondazioni dei piloni, opere colossali che erano state già progettate su disegno l’anno precedente. Durante il 1387 si continuarono gli scavi delle fondazioni e si continuarono i piloni. Ciò che fu fatto prima del 1386 venne tutto disfatto o quasi. Nel corso dell’anno il Duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, assunse il controllo dei lavori, imponendo un progetto più ambizioso. Il materiale scelto per la nuova costruzione divenne allora il marmo di Candoglia e le forme architettoniche quelle del tardo gotico di ispirazione renano-boema. Il desiderio di Gian Galeazzo era infatti quello di dare alla città un grandioso edificio al passo con le più aggiornate tendenze europee, che simboleggiasse le ambizioni del suo Stato, che, nei suoi piani, sarebbe dovuto diventare il centro di una monarchia nazionale italiana come era successo in Francia e in Inghilterra, inserendosi così tra le grandi potenze del continente. Gian Galeazzo mise a disposizione le cave e accordò forti sovvenzioni ed esenzioni fiscali: ogni blocco destinato al Duomo era marchiato e per questo esente da qualsiasi tributo di passaggio.

A dirigere il cantiere vennero chiamati architetti francesi e tedeschi, i quali però restavano in carica per pochissimo tempo, incontrando una scoperta ostilità da parte delle maestranze lombarde, abituate a una diversa pratica di lavoro. La fabbrica andò quindi avanti in un clima di tensione, con numerose revisioni, che nonostante tutto diedero origine a un’opera di inconfondibile originalità, sia nel panorama italiano che europeo.

Inizialmente le fondazioni erano state preparate per un edificio a tre navate, con cappelle laterali quadrate, i cui muri divisori potessero fare anche da contrafforti. Si decise poi di fare a meno delle cappelle, portando il numero delle navate a cinque e il 19 luglio 1391 venne deliberato l’ingrossamento dei quattro pilastri centrali. Tuttavia c’era una crescente preoccupazione per la stabilità dell’intera struttura, per via di insufficienti masse inerziali da contrapporre all’azione delle spinte. Così nel settembre dello stesso anno venne interrogato il matematico piacentino Gabriele Stornaloco per definire la sezione trasversale e l’alzato, attraverso una precisa diagrammazione geometrica e cosmologica (lo Stornaloco era anche un astronomo e cosmografo). Il 1º maggio 1392 si scelse la forma delle navate progressivamente decrescenti per un’altezza massima di 76 braccia.

Nota della redazione
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Cristina Garavaglia

Giornalista

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