Botteghe e ristoranti

Starbucks, Costa coffee, o cappuccio e brioches?

Proprio a pochi giorni dall’apertura a Milano di un negozio Starbucks, fa notizia il fatto che Coca Cola, il colosso delle bibite gassate, abbia comprato Costa Coffee.

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Costa infatti, è la seconda catena di “caffetteria globale” dopo quella americana. Costa coffee ha una storia molto più italiana rispetto a Starbucks. Nasce a Londra, grazie a Sergio e Bruno Costa, che nel nel 1878 aprono il loro primo bar. Oggi contano ben 3.400 negozi in tutto il mondo, anche se la maggior parte di questi sono in Gran Bretagna. Ora, con l’acquisizione di Coca Cola la guerra tra colossi del business si fa dura. Dietro a Starbucks, in europa, non c’è niente di meno che il marchio Nestlé. La società svizzera, nei mesi scorsi, ha stipulato un contratto con la catena di caffè americana di 7,15 miliardi di dollari, per avere i diritti di vendita dei prodotti Starbucks al di fuori dei negozi della catena.

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Ma perchè fino ad oggi questi prodotti non hanno avuto successo?

Sappiamo tutti che ciò che funziona in tutto il resto del mondo, non è detto che funzioni da noi. Le catene di fast food come Pizza Hut, la famosissima catena di pizza all’americana, o Dreyers, la catena di gelaterie o meglio, di Ice cream shop, sempre controllata da Nestlé, non osano aprire punti vendita in Italia. Questo,  perché sanno che qui la concorrenza dei piccoli artigiani del gelato e della pizza, propongono un prodotto talmente di qualità da rendere impossibile qualsiasi sfida. Ma allora perché per il caffè, o per il cappuccino e brioches che a Milano sono parte della cultura meneghina, le cose sembrano andare diversamente?

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È possibile che un prodotto industriale proveniente dall’altra parte del mondo, sia più buono del caffè o del cappuccino preparati dal barista del bar sotto il nostro ufficio, o sotto casa nostra? Per non parlare del caffè preparato nelle torrefazioni, dove andiamo a parlare di un prodotto talmente di qualità da essere per pochi intenditori. No, ed è per questo che ad oggi, queste catene di caffè americano si erano tenute ben lontane dal nostro paese.

Ma allora perchè ora aprono negozi del genere a Milano?

Milano è inutile dirlo è una città internazionale. Dopo Expo2015 è anche diventata una città turistica. In verità lo era anche prima, ma dopo l’esposizione universale ha avuto un’ulteriore spinta che ne ha fatto una delle mete turistiche europee più interessanti e visitate. Sicuramente i primi mesi di apertura attireranno molti milanesi, che notoriamente sono molto curiosi e aperti alle novità, ma molto probabilmente, passato il periodo della novità, anche questi locali saranno prevalentemente frequentati da turisti che cercano i sapori di casa propria anche quando sono in viaggio, e persone di varie comunità straniere, un po’ come capita per Kentucky Fried Chicken, e Jollibee, catene di pollo fritto che impazzano tra la clientela di origine filippina.

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Ma la tazzina di caffè e il cappuccio e brioches spariranno?

Non abbiate timore, la concorrenza vince quando il prodotto è migliore, ed è abbastanza improbabile che il caffè di tipo americano possa soppiantare le nostre vecchie ma salutari abitudini. Infatti, nonostante la maggiore concentrazione di prodotto, c’è meno caffeina in un espresso fatto al bar, che in un bicchierone di caffè americano. Non di meno, non è dato sapere se il latte presente nelle bevande di Starbucks è latte in polvere reidratato o latte fresco, ma è difficile pensare che sia latte proveniente dalla Centrale del latte di Milano. Più probabile, che sia latte in polvere prodotto dalla Nestlè e proveniente dalla Germania e dalla Francia.

Nota della redazione
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Gianluca Preti

Videomaker, grafico, fotografo, appassionato di Milano.

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