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La truffa di fine anno. Pellicce vere al posto di quelle ecologiche

Non molti anni fa la più grande fregatura in cui si poteva incappare era quella di comprare una pelliccia di visone, simbolo di uno status sociale altissimo e sogno di tante donne, che assicuravano, e certificavano, come vera. Poi, invece, era una imitazione quasi perfetta di un visone di plastica. Una truffa che si scopriva solo l’anno seguente, quando si portava a lavare l’amata pelliccia. Poi le pellicce finte hanno cambiato nome e sono diventate pellicce ecologiche, e oggi tutto funziona al contrario.

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La fregatura è quando si pensa di comprare ecologico e ti rifilano invece un collo di vero visone. Spesso la pelliccia ecologica costa più della pelliccia vera, ma non è questo il punto. il vero punto è il diritto a sapere cosa si sta indossando. La truffa sta nella bugia, non nell’essenza dell’oggetto venduto. Comunque la notizia è straordinaria. L’Unità Antiabusivismo della Polizia Locale ha sequestrato 8.838 capi di vestiario con marchio contraffatto e contenenti pellicce di origine animale indicate in etichetta come sintetiche.

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E’ successo in via Paolo Sarpi. Dopo la segnalazione dell’associazione animalista “Onlus M.E.T.A”, sono partiti i controlli della polizia locale. In un negozio della via Sarpi e in un magazzino di stoccaggio in via Bovisasca, i ghisa hanno trovato abiti e prodotti tessili confezionati con parti di vere pellicce, ma che in etichetta erano indicati come sintetiche. Per stabilire che si trattava di vere pellicce sono intervenuti i tecnici del laboratorio della Facoltà di veterinaria di Milano. Ma c’è un altro particolare. Il titolare dell’attività è stato denunciato all’autorità per il reato di contraffazione, e anche per quello di ricettazione. Una parte di ciò che è stato trovato, cioè, era di probabile origine furtiva, oltre che di origine animale.

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La sorpresa di Carmela Rozza

Anche l’assessore alla sicurezza Carmela Rozza è rimasta sorpresa per la stranezza della truffa. “Ci troviamo di fronte ad un nuovo genere di truffa in cui la pelliccia vera è spacciata per sintetica. C’è una maggiore sensibilità da parte dei consumatori che sempre più numerosi scelgono di comprare prodotti di origine sintetica. Il consumatore, più consapevole sulle scelte che compie, deve essere tutelato di fronte a merce che lo inganna e tradisce anche i suoi principi”, ci dice.

Secondo me, non è solo una questione di animalisti o di moda. E’ una questione di bugie. Il diritto a non essere imbrogliati deve essere rispettato a prescindere, senza considerare che, qualunque sia stato il prezzo delle finte sintetiche pellicce vere, la ricettazione è un fatto serio. Una persona dovrebbe essere avvisata, dato che chi compra oggetti rubati compie un reato. Quindi chi comprava quelle pelli era imbrogliato due volte. La prima quando gli veniva rifilata una pelliccia vera al posto di una sintetica e la seconda mentre comprava un oggetto rubato probabilmente in Italia al posto di uno importato dai paesi asiatici, dove i bambini cuciono pellicce sintetiche per 20 ore al giorno e una paga misera.

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Il comandante della polizia locale Marco Ciacci ha preferito far notare che “l’utilizzo indiscriminato di pellicce di origine animale può nascondere situazioni di maltrattamento o di inadempienze di carattere igienico sanitario”.
Ed è in effetti vero. Chissà dove sono state quelle pellicce finora e quali malattie potrebbero portare i loro legittimi proprietari.
Comunque, meglio evitare di mettersi addosso la pelle di un animale di cui non si conosce provenienza e causa della morte.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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