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Congresso Lega Nord 2017. Matteo Salvini e Gianni Fava (e da che parte sto io)

Congresso Lega Nord – Il prossimo 14 maggio tutti gli iscritti come soci som della Lega Nord saranno chiamati alle urne per le primarie, in vista del congresso federale del 21 maggio a Parma. Per tanti, anche per molti giornalisti, è un congresso dai sistemi misteriosi. Vediamo di chiarirli e, intanto che ci sono, vi svelo anche da che parte sto e perchè.

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congresso lega nord matteo salviniLa geografia dei congressi leghisti

Fare il som, cioè il socio ordinario militante, della Lega Nord, non è semplice. Porta via moltissimo tempo. Fra il segretario federale e il militante ci sono solo 5 livelli. Pochi, ma ognuno di questi va eletto. Non ci sono nomine. La Lega Nord ha un altissimo livello di democrazia interna. Il pd, o i 5 stelle, se la sognano. Chi parla di linea sovranista della Lega Nord o di lega italia, o di cambiamenti radicali dell’articolo 1, ha molte difficoltà a far rientrare, nel modello di Lega Nord che presenta, il congresso federale del prossimo 21 maggio. Si chiama congresso federale perchè la Lega Nord è una confederazione. Una confederazione di nazioni.

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Le nazioni

Per semplificare potremmo dire che le nazioni, per la lega e i leghisti, sono quelle che per gli altri sono le regioni. Sarebbe però una semplificazione imprecisa e che sminuisce un grande credo del leghismo: la maggiore importanza e peso politico delle comunità e dei popoli rispetto all’organizzazione amministrativa e statale. Le regioni e lo stato italiano sono organizzazioni amministrative, la Lombardia e il Veneto sono Nazioni. Si parla di Nazione Lombarda, di Nazione Veneta, di Nazione Emiliana, di Nazione Romagna, come in altri casi si parla, per fare un esempio comprensibile ai più, di Nazione Sioux. Ogni 3 anni bisogna celebrare il congresso federale. Quindi il 21 maggio i delegati scelti dai leghisti delle nazioni in cui è presente la Lega Nord eleggeranno un consiglio confederale e un segretario confederale.

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Matteo Salvini e Gianni Fava: i due candidati

Ogni socio militante che abbia maturato almeno 10 anni di militanza senza interruzioni può candidarsi alla carica di segretario federale (confederale). Questa regola garantisce che la segreteria sia in mano a chi conosce e ama davvero la Lega Nord. I due candidati che hanno dato la loro disponibilità a ricoprire il ruolo, sia Matteo Salvini sia Gianni Fava, hanno queste caratteristiche. Oltre alla vecchia militanza, risalente alle origini, amano e conoscono a fondo il movimento. Naturalmente non ci si candida da soli. Ci vuole il sostegno di tanti militanti. Tre anni fa alla candidatura di Matteo Salvini si contrappose quella di Roberto Stefanazzi, un militante storico e importante. Era il candidato di riferimento di quelli che, sempre semplificando troppo e in modo impreciso, si considerano i “bossiani”

Matteo Salvini

Matteo Salvini è certamente il favorito. Non ci sono dubbi sulla sua vittoria. Sul piatto c’è il grande lavoro che ha svolto negli ultimi tre anni, e anche quello che ha svolto prima di essere segretario federale della Lega Nord. C’è l’affermazione personale, la sua capacità di bucare il video, di dare messaggi chiari e di usare un linguaggio diretto e semplice. Ci sono i referendum per l’autonomia della Lombardia e del Veneto. Poi ci sono i successi a livello europeo con la formazione del gruppo parlamentare ENF (ENF. La nuova Europa delle Nazioni e della Libertà) che comprende, oltre al Front National di Marine Le Pen, anche alleati storici degli indipendentisti padani, come i fiamminghi del Vlams Belang. A favore di Matteo Salvini c’è anche la sua personalità. Una grande pazienza, ragionevolezza, comprensione, apertura mentale e grande “self control”. Qualità usate spesso fino allo stremo nei confronti degli avversari interni. Avversarsi che non sono mancati e non mancano neppure ora. D’altra parte, se un movimento è democratico, ci si può aspettare che ci siano contrapposizioni.

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Gianni Fava

Gianni Fava è lo sfidante caldeggiato dai Bossiani. Rispetto a Roberto Stefanazzi è più conosciuto. E’ stato parlamentare, è ora assessore all’agricoltura in regione Lombardia, viene dalla provincia di Mantova. Di Gianni Fava non posso darvi un giudizio personale preciso, perchè lo conosco poco. Da quel che leggo su di lui è un uomo realista e che ha lo spirito del leghista. Ha già detto di sapere che perderà il congresso, ma che si è candidato lo stesso. Non è un pazzo e nemmeno un masochista. Conosce le regole. Insieme al segretario federale, infatti, con una lista collegata si eleggerà il consiglio federale. Pur sapendo di perdere, quindi, con la sua candidatura garantisce la presenza dei bossiani in consiglio federale. La scelta di candidarsi per questo motivo gli fa onore, perchè non sarà sicuramente facile sostenere il ruolo che ha scelto.

Le tesi congressuali. Art. 1? Bossiani? Salviniani? In realtà, tutti leghisti

Chi conosce la Lega Nord sa che la questione dell’art. 1 dello Statuto è fondamentale. E’ quello che definisce le sue finalità. La “Lega Nord per l’Indipendenza della Padania è un movimento politico confederale costituito in forma di associazione non riconosciuta che ha per finalità il conseguimento dell’indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica Federale indipendente e sovrana. ” E’ stato modificato una volta sola. Quando si è aggiunto che è un movimento politico confederale. Quindi, oltre che indipendentisti padani si è diventati indipendentisti nazionali, intesi come venetisti, lombardisti, eccetera eccetera. Si è sostituito il concetto di federazione con quello, molto più estremo, di confederazione. Se nel movimento dobbiamo confrontarci e non ci sono reali argomenti di rimprovero, si accusa l’altro di voler cambiare ciò che è nel Dna della Lega Nord: l’art 1 dello statuto. E’ una specie di mantra.

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Le reali tesi congressuali affondano le radici nel passato

Umberto Bossi, alle cui idee si rifanno ultimamente i bossiani, nel tempo in cui era segretario federale non ha mai fatto mistero di preferire la forma federale e di pensare alla Padania come ad un progetto di stato unico. Anche centralista, se vogliamo approfondire progetti su un progetto che non si è ancora realizzato. A lui, a quel tempo, si contrapponevano tanti delle associazioni che preferivano la forma confederale, con il riconoscimento delle nazioni naturali. Non erano ancora salviniani, ma di Terra Insubre, di Terra Orobica, della Libera Compagnia Padana e di altre associazioni che orbitavano attorno all’indipendentismo. La loro vittoria non fu ad un congresso della Lega Nord, ma in un parlamento, quello Chignolo Po, che, nel 1998, promulgò la prima costituzione padana, facendone uno stato confederale. Lì nacque l’unica modifica fatta al famoso articolo 1 dello statuto della Lega Nord.

Confederazione o federazioni. Cosa conta? Sono questioni di lana caprina. La differenza non è che Salvini vuol andare a sud e Bossi no?

Mica troppo lana caprina, anche se c’è sicuramente chi lo pensa. Sono le tesi su cui si contrapponevano Gianfranco Miglio e Umberto Bossi. Meglio dar spazio alle tante bandiere e nazioni padane o concentrarsi sul progetto di secessione di una sola nazione, quella della Padania? Semplificando molto, troppo per i miei gusti, si anche può dire che Matteo Salvini vuole andare al sud e centro italia mentre i bossiani no. Ma la realtà è che Matteo Salvini è un indipendentista lombardo e padano che crede anche nella promozione dell’indipendenza e della coscienza delle nazioni e delle genti del sud italia. I bossiani, che Gianni Fava rappresenta, hanno, invece, una visione nazionalista delle nazioni della Padania. Il prof. Gilberto Oneto l’avrebbe scritto e spiegato meglio. Avrebbe colto con ironia e sapienza, quelle che sono, oggi come sempre, le contrapposizioni nobili della politica padana.

Ai tempi delle conferenze della Libera Compagnia Padana partecipavano regolarmente, come ospiti, gli indipendentisti dei movimenti siciliani e calabresi, campani e anche pugliesi. Poi, però, finiva che la Lega Nord,  per le elezioni politiche faceva alleanze con l’MPA, perchè aveva qualche voto in più. La storia, maestra di vita, purtroppo non è nè lineare nè ciclica, ma è molto incasinata.

Da che parte sto io?

Si è già capito. La linea di Matteo Salvini è la mia. Le motivazioni sono tante. Il nazionalismo non mi convince in nessuna forma. Adoro le differenzazioni, l’indipendenza, l’autodeterminazione dei popoli, le bandiere. Sono un po’ venetista, un po’ lombardista. Preferisco le aperture alle chiusure. Ho una grande ammirazione per Umberto Bossi, come tutti, ma credo che per riparare a tante ingiustizie e a tanti errori della storia, per realizzare i nostri sogni di libertà, la Lega Nord adesso debba continuare a seguire la linea retta che ha tracciato Matteo Salvini in questi ultimi tre anni. Ha trovato un modo, voglio provarlo fino in fondo.

 

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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