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Coronavirus in Lombardia. Perchè siamo in quarantena e per colpa di chi

La Lombardia sta vivendo uno dei momenti più difficili della sua storia. Per proteggere i più deboli dal Coronavirus abbiamo dovuto imporci forti limitazioni di movimento ed economiche. Ma il colpevole della situazione c’è ed è giusto che gli siano attribuite le sue responsabilità e che prenda atto che la colpa è sua.

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Risulta ormai chiaro che, specie all’inizio, il governo italiano si sia mosso malissimo sottovalutando e strumentalizzando sul razzismo invece di fare veri controlli e mettere in atto le precauzioni consigliate dall’Oms, come le quarantene per chi tornava dalla Cina, aggiungendo anche quelle per chi arrivava dall’Africa. Che in Africa i controlli siano a livello 0 era chiaro sin da subito ed è risaputo che ci sono almeno 6 milioni di cinesi che hanno rapporti continui con i territori africani. La situazione iniziale era chiara. Ne avevo scritto persino io in Corona virus. Ecco i dati reali. Le misure attuali, che bloccano la Lombardia in una emergenza sanitaria gravissima, sono effettuate per tentare di limitare il contagio, anche se ormai è tardi.

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Cartina diffusa dal o.m.s. sui casi di coronavirus nel mondo al febbraio 2020

Il coronavirus è praticamente un’ influenza

L’allarmismo è esagerato. Per tutti noi sarà solo un influenza. Per molti addirittura sarà solo un semplice raffreddore. Non avendo però vigilato , ora bisogna cercare di evitare la diffusione del contagio per salvare quelle migliaia di persone cui basta un influenza per rischiare di morire.

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Il coronavirus è pericoloso solo per gli anziani e per le persone con quadri clinici già fortemente compromessi. In queste persone già debilitate può degenerare in polmonite. Quindi c’è bisogno di assistenza medica, di posti letto in ospedale e di reparti di rianimazione equipaggiati con gli apparecchi per l’assistenza respiratoria e con a disposizione il personale medico e infermieristico che sa utilizzarli.
In tutta Italia, però, ci sono circa 4000 posti di terapia intensiva. In condizioni normali sono sufficienti, per i 60 milioni di abitanti della penisola, ma se questa influenza contagia 30 milioni di persone invece dei soliti 5 milioni, finirà con il colpire anche più persone a forte rischio e i 4000 posti letto potrebbero non bastare.

I conti del coronavirus

Facciamo un conto approssimativo. La popolazione non ha gli anticorpi per il coronavirus. In genere un individuo con anticorpi e sistema immunitario forti funziona anche da barriera naturale. Quando viene in contatto con un virus, il suo sistema immunitario lo uccide prima che possa trasmettere l’infezione ad altri. Nel caso del Coronavirus non succederà. Prima che il sistema immunitario di chi incontra il virus per la prima volta produca gli anticorpi specifici, anche se non sviluppa la malattia, fa in tempo a trasmetterlo molte volte. La percentuale fra i tamponi faringei eseguiti in Lombardia e quelli risultati positivi suggerisce una percentuale di infezione del 15% della popolazione, in circa una settimana.

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Ciò significa che sui 10 milioni di abitanti della Lombardia, potrebbero infettarsi anche 1.500.000 persone. Sempre ragionando per statistiche ipotetiche, il 5% si ammalerà, cioè 75mila persone. Se solo il 5% di questi ipotetici ammalati svilupperà una polmonite vuol dire che potrebbero esserci 3750 ammalati gravi di Coronavirus da ricoverare contemporaneamente in terapia intensiva. In questo caso ci sarebbero molte più morti, sempre tra le persone a forte rischio.

I conti economici della Sanità e le gravi responsabilità del governo Conte (facciamo i nomi e i cognomi)

A questo punto bisogna chiedersi se il costo economico e sociale per salvare quelle vite é accettabile. Una domanda che non avremmo dovuto porci se il governo Conte, per motivi puramente di calcolo politico e ideologico, non avesse scelto di non fare le quarantene e i controlli preventivi. Ora centinaia, o forse qualche migliaia, di persone anziane o già gravemente malate, moriranno prima di quando naturalmente sarebbe avvenuto, mettendo in gravissima difficoltà il sistema sanitario nazionale. E’ un disastro totale.

Disastro anche economico. Hanno chiuso la stalla a buoi scappati, e danno la colpa alla stalla

La Lombardia si è fermata anche dal punto di vista economico. Non è difficile capire che in una settimana di quarantena, in zona gialla o rossa che sia, e con quanto si dice all’estero, tutti i settori economici di Lombardia e Veneto, a parte forse quelli dei produttori di mascherine e di disinfettanti, dovranno ripartire come dopo una guerra o un terremoto. Dovranno riconquistare la fiducia dei mercati esteri. Però, se al governo centrale c’è la stessa maggioranza che ha causato questo disastro, nessuno si fiderà dei prodotti e del lavoro degli italiani, e non solo per quello che riguarda il Coronavirus.

Dar la notizia di fare da oggi i tamponi faringei solo a chi è sintomatico aiuta ancora meno le possibilità di ripresa dell’economia dei due motori d’Europa. Al contrario, sembra che si voglia modificare le statistiche a posteriori. La realtà dei fatti non cambierà anche se cambiano i risultati statistici. Tentare di scaricare le responsabilità di quanto successo sulla regione Lombardia, sugli ospedali, sui medici e infermieri o appellarsi alle unione nazionale, non cambierà di una virgola l’opinione dei mercati esteri. Anzi, la peggiorerà. Ci vorranno anni, prima che Lombardia e Veneto possano riprendersi dal danno che il Governo italiano ha causato in una sola settimana.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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