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La Gioconda di Leonardo non è al Louvre, ma si trova in val Veddasca?

Si svolgerà dal 7 dicembre all’8 marzo, presso il Museo Parisi Valle di Maccagno con Pino e Veddasca (Va) sul Lago Maggiore, la mostra dedicata al mito e a “I volti segreti della Gioconda”.

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Un viaggio tra le opere che hanno preso ispirazione dalla storica icona femminile di Leonardo da Vinci, a 500 anni dalla sua scomparsa. L’evento, organizzato dall’Associazione Ponte degli Artisti “la scaletta dell’arte”, fortemente voluto dal suo fondatore Savi Arbola Appiani, si svilupperà in due parti, con video installazioni ed esposizioni di quaranta artisti i cui nomi saranno resi noti nelle prossime settimane. La mostra darà inizio ad un percorso strutturale per la creazione – in Maccagno con Pino e Veddasca – di un museo stabile, dedicato alla Gioconda e al genio di Leonardo da Vinci.

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Fulcro della mostra “I volti segreti della Gioconda” è il celebre dipinto di MonnaLisa, oggetto delle attenzioni di studiosi, scrittori, intellettuali, curiosi e appassionati; nutrimento per la stampa di tutto il mondo dopo il controverso furto al Louvre nell’agosto 1911. Due anni col fiato sospeso, a cercare di risolvere il mistero della scomparsa del quadro fino al suo ritrovamento a Firenze e l’arresto del reo confesso Vincenzo Peruggia. La figura del Peruggia ricorre quale colpevole dell’ardito gesto, ma a chiudere il cerchio ci sono altri personaggi fondamentali coinvolti, tra cui il marchese sudamericano Eduardo di Valfierno e una coppia: i fratelli Lancellotti.

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Perché un Museo della Gioconda nel territorio della Val Veddasca? Quali verità si alternano e quante Gioconde esistono al mondo?

Incrociando le testimonianze dei residenti, tramandate come preziosa eredità culturale nel corso dei decenni, lo storico e critico d’arte Silvano Vinceti giunge a confermare l’ipotesi più sconcertante: la Gioconda è quasi sicuramente transitata ed è stata nascosta per un periodo a Cadero, piccola frazione montana di Maccagno, dove abitavano i familiari dei fratelli Lancellotti che dalle recenti scoperte hanno avuto un ruolo molto importante nella vicenda, validando le teorie e la possibilità che al Louvre sia esposto un falso.

Maccagno, la val Veddasca e il suo territorio tornano ad essere idealmente il tramite tra la verità storica e la leggenda, in quel tragitto che il dipinto deve aver fatto tra Maccagno, Cadero e Dumenza – rispettavamente terra natìa dei fratelli Lancellotti e di Vincenzo Peruggia, che sono la chiave di volta per il mistero.

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La critica si è sempre divisa: sostenere le voci ufficiali delle investigazioni dell’epoca o i racconti popolari tramandati di generazione in generazione nella Val Veddasca?

La Gioconda esposta al Louvre è un falso?

In un’epoca in cui falsari e copisti avevano grande fama, con quale probabilità la Gioconda si troverebbe nella Valle, magari nascosta tra le mura di qualche insospettabile santuario, piuttosto che al sicuro sulla sua parete al Louvre?
La voce della Valle di Graziano Ballinari: “L’opera è in val Veddasca, la Gioconda non si è mai mossa da li. Oggi, a cento anni esatti di distanza, posso rivelarvi quello che mio padre e Teresa Mei moglie di Vincenzo Lancellotti mi hanno raccontato e confermato tanti, tanti anni fa. La Gioconda l’è scunduda in una gesina in val, non prima ne’ dopo de Gragl. L’è scunduda insci ben che la par in galera tra i sas e i sant che salutavan chi andave e veniva de luntan”. (La Gioconda è nascosta in una chiesina nella valle, non prima ne’ dopo Graglio. E’ nascosta così bene che pare in galera tra i sassi e santi che salutavano chi andava e veniva da lontano). Non vi dico per ora il luogo preciso per non scatenare il panico nella valle, ma vi accompagnerò io stesso a visitare il luogo dove è stata nascosta la Gioconda e che “forse” la nasconde ancora”.

Silvano Vinceti, ascoltata la sua verità ha condotto un accurato studio durato 3 anni fino a pubblicare il libro “Il furto della Gioconda. Un falso al Louvre?” che sarà presentato dall’autore in occasione dell’inaugurazione della mostra, Sabato 7 dicembre alle ore 16 presso il Punto d’Incontro – Auditorium di Maccagno, per poi accompagnarci verso il Museo per l’itinerario espositivo a partire dalle ore 17.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica. Ora scrivo su alcune testate, coordino portali di informazione, sono una giornalista, e una Web and Seo Editor Specialist

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