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Bimba autistica contesa. I nonni robecchesi chiedono aiuto

I bambini non scelgono quando e dove venire al mondo. Questa è la vicenda di una bimba di 6 anni, di Robecco, autistica e affidata ai nonni a causa della situazione famigliare che ha fatto optare i Servizi Sociali (su consenso della giovane madre) per l’affido ai nonni materni. I nonni, Nerina Rossini 53 anni e Giuseppe D’Elisi 60 anni, percepiscono entrambi un piccolo accompagnamento per motivi di salute che gli hanno fatto ottenere l’invalidità. La loro condizione è tuttavia tale da poter badare con tutti i crismi alla nipotina, tanto che finora è sempre stata da loro e affidata a loro. Sono stati proprio questi nonni ad averci contattato e ad averci chiesto di divulgare la loro storia.

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Chiedono infatti il supporto economico che gli spetta di diritto e che, secondo loro e il loro avvocato, non è stato giustamente erogato dagli enti preposti. Chiedono anche e soprattutto stabilità per la loro nipotina. Il futuro, per la piccola, resta più che mai incerto perchè ora è anche il padre (che non vede da quattro anni stando al racconto dei nonni) a volere l’affido congiunto. Un padre che, sempre secondo il racconto dei nonni materni, la bimba praticamente non conosce a livello di vita famigliare.

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In tutta questa storia, non certo facile e per nessuno, c’è lei: una bimba contesa che come ogni bambino cerca e si affida a chi l’ha cresciuta con amore, a chi per lei rappresenta la sua famiglia.

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L’affido ai nonni materni

“Nostra figlia è diventata mamma a 20 anni e così è andata a convivere con il papà della bambina – racconta nonna Nerina – I 20 anni di oggi non sono i 20 anni d’un tempo e così, appena la bambina è nata, mia figlia ha preferito venire da noi per qualche settimana, così che l’aiutassi con la bambina. Poi, nei 40 giorni, mia figlia ha avuto una malattia infettiva e così, per non rischiare di contagiare la bambina appena nata, l’ha lasciata da noi. Quando la bambina aveva circa un anno, mia figlia e il papà della bambina già non convivevano più assieme. Siccome mia figlia non aveva un lavoro stabile (faceva lavoretti saltuari) e non avrebbe potuto pagare un affitto, badare alla figlia e contemporaneamente cercarsi un impiego stabile, tornò ad abitare con noi portandosi dietro la bambina. A settembre del 2016 mia figlia si mise con un nuovo compagno, a novembre 2017 rimase incinta del secondo figlio e ad agosto 2017 nacque il nostro nipotino”.

Nonna Nerina e nonno Giuseppe non condividono le scelte della figlia ma le accettano per il bene della nipotina e ciò che preme loro è proprio dare stabilità alla loro piccola che in tutta la vicenda resta a vivere con loro. All’età di un anno e mezzo, poi, alla bambina viene riscontrata una forma seria di autismo. La bambina ha bisogno di cure che passa lo Stato, di famaci che passa il centro magentino, di tante cose supplettive che tuttavia non sono coperte dagli enti pubblici.

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Nel 2017 viene chiesto l’affido esclusivo della bambina da parte della famiglia della madre a cui segue un periodo di comprensione o se lo vogliamo chiamare di “studio-supervisione” da parte dell’ente che tutela i minori. Nel settembre 2018 la bambina viene posta sotto la tutela dei Servizi Sociali e continua ad essere domiciliata dai nonni materni. Il padre pare però non rinunciare a volere l’affido congiunto.

Arretrati Inps e cure

“L’Inps rivuole indietro gli assegni famigliari per 5.734 euro relativi alla bambina ma la bambina è sempre stata da noi, abbiamo provveduto noi a lei, le carte parlano chiaro che per l’affido rimane e dico rimane il domicilio dai nonni materni non è che la bimba è venuta da noi da poco – prosegue nonna Nerina -La bambina ha diritto a una terapia (pagata dallo Stato) al Golgi di Abbiategrasso ma servirebbe per lei qualcosa di più e francamente la stiamo mantenendo con la pensione e l’accompagnamento. Deve prendere un farmaco che fornisce il centro di Magenta per favorire il riposo, dato che senza quello non dormirebbe ne di giorno ne di notte. Dai genitori non arrivano soldi. Chiediamo dunque all’Inps di sanare l’errore ma anche a chi può o vuole di darci una mano intesa come assistenza alla bambina e, prima di tutto, la garanzia di stabilità abitativa al nostro domicilio. Noi siamo di fatto l’unica famiglia che abbia conosciuto mentre per noi, e quindi per lei, tutto è in forse”.

Nota della redazione
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Cristina Garavaglia

Giornalista

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