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Addio al giornalista Gianni Stirati, nota firma del territorio

Ciao Gianni Stirati. Ciao Capo. Già perché il noto giornalista e firma del Legnanese e non solo si è spento stamattina, lunedì 27 maggio 2019 all’ospedale San Carlo di Milano, dopo un malore improvviso che lo ha colpito circa due settimane fa e che non gli ha lasciato scampo. Solitamente noi giornalisti scriviamo il ricordi di personaggi famosi senza entrare troppo nel personale ma questa è un’altra storia.

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Gianni Stirati è infatti stato il mio referente quando scrivevo per l’edizione di Legnano e Altomilanese del periodico Settegiorni. Dietro alla pagina di Casorezzo, ad esempio, c’eravamo io e lui. Il suo ruolo è stato attivo, nell’ambito giornalistico e di coordinamento delle pagine, anche per la questione cava/discarica di Casorezzo e Busto Garolfo. Lo ricordo dunque come un collega professionale, preparato, esigente ma mai intransigente, che sapeva indicare una direttiva lasciando libertà di espressione, non impedendo quindi di riportare la realtà così com’è. Qualità queste non scontate nel mondo del giornalismo ma che lui aveva e che lo hanno fatto diventare la grande firma che resterà nella memoria e nella storia del territorio e della gente.
Gianni si è diplomato al liceo scientifico Gb Grassi di Saronno, ha studiato all’università degli Studi di Milano nella facoltà di Chimica e poi ha intrapreso la carriera di giornalista che si è sempre intrecciata con la sua passione per lo sport, in particolare per il basket.

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cambiamenti. Social journalism

Passione che condivideva in famiglia e che lo ha fatto diventare speaker della Robur basket. Gianni Stirati ha scritto per “La gazzetta dello sport”, per Settegiorni divenendo il referente di zona per il Legnanese e Altomilanese, ha scritto per “La Prealpina”. E’ stato anche addetto stampa per il Comune di Saronno nell’amministrazione di Pierluigi Gilli. Ha vinto premi per gli articoli scritti in maniera diretta ma mai sfacciata o insolente. Era una persona che rispettava e che meritava rispetto. Un professionista insomma, anche se lui si definiva scherzosamente “imbrattacarte presso La Prealpina”.
Le sue passioni, oltre a quella della famiglia, erano l’Inter e la cucina. Amava creare piatti nel tempo libero. Resta al momento ancora da definire la data del funerale. Addio Gianni, addio Capo, addio collega.

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Nota della redazione
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Cristina Garavaglia

Giornalista

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