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Una panchina arcobaleno a Corbetta per dire “no” alla discriminazione di genere. Ora occorre l’impegno per viverla ogni giorno

E’ stata posata venerdì 17 maggio 2019, nel parco comunale corbettese di villa Ferrario, la panchina arcobaleno che simboleggia il “no” alla discriminazione, all’omofobia, alla bifobia e alla transfobia. Un segno forte, simbolico. Un messaggio politico che riconferma l’impegno congiunto del Comune e dell’associazione “Le rose di Gertrude”, rappresentata da Sergio Prato, in tal senso.

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. Una panchina arcobaleno a Corbetta per dire “no” alla discriminazione di genere. Ora occorre l’impegno per viverla ogni giorno - 17/05/2019

La data scelta non è causale ma è stata quella della “Giornata internazionale contro l’omofobia, alla bifobia e alla transfobia”. Il 17 maggio del 1990 infatti, Oms (Organizzazione mondiale della Sanità) cancellò l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali, definendola per la prima volta “una variante naturale del comportamento umano”. In Iran, Arabia Saudita, Yemen, Nigeria, Sudan e Somalia i gay possono essere uccisi. In altri Paesi è solo un’opzione mai praticata. I rapporti omosessuali restano illegali in 70 Stati.
Abbiamo così volutamente fotografato la panchina vuota, per simboleggiare che ora occorre l’impegno quotidiano ed effettivo per viverla e riempirla ogni giorno.

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Da portavoce de “Le rose di Gertrude” e da insegnate alle scuole primarie dell’istituto comprensivo di Corbetta “Aldo Moro”, Sergio Prato si auspica che nel cammino per l’inclusione e la non discriminazione vengano coinvolti quanto più possibile genitori, educatori e insegnanti. «Si parte dalla famiglia perché l’omofobia non è solo il fatto eclatante di cronaca che parla dell’aggressione fisica – premette – Esistono aggressioni a scuola, amplificate dall’uso dei social; esistono delle “aggressioni” se così possiamo chiamarle, tra le mura domestiche che possono partire anche da giudizi, vessazioni, magari laddove il giovane deve ancora capire il suo orientamento sessuale – prosegue – Gli strumenti a disposizione degli educatori e insegnanti si possono concretizzare in sportelli, professionisti, ma si deve partire innanzitutto dall’educazione alla cittadinanza che porta all’inclusione, al rispetto dell’articolo 3 della Costituzione, alla non discriminazione.

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Bisogna far capire bene ai bambini, attraverso l’esempio, il dialogo, l’insegnamento quotidiano delle varie discipline scolastiche, che la diversità è ricchezza. Ci si deve quindi scostare dal concetto di far cambiare o di “recuperare” una persona ma bisogna semplicemente amarla, amarla così com’è. Se passa questo insegnamento, i giovani saranno futuri cittadini inclusivi”.

Nota della redazione
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Cristina Garavaglia

Giornalista

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