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Cinese, incinta, clandestina e massacrata di botte

Comasina – Gli uomini del commissariato della Comasina hanno salvato una donna cinese, alla 32esima settimana di gravidanza, dalla violenza del compagno e dalle pressioni dei familiari e di un amico dell’uomo. Cercavano di farle cambiare la denuncia per le percosse ricevute, approfittandosi del fatto che non parla italiano.

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Una storia terribile

Quella che è capitata a una 26enne cinese è una storia terribile. La ha raccontata questa mattina il comandante Antonio d’Urso, da poche settimane in forze al commissariato della Comasina. La donna proviene dalla provincia cinese dello Xinjiang, ma non è stato possibile capire come e quando sia arrivata nel nostro paese. Parla esclusivamente il suo dialetto. In una notte di qualche settimana fa, intorno alle 3, è fuggita dalla casa che condivide con il compagno e si è rifugiata nel commissariato della Comasina, chiedendo aiuto. Per comunicare con i poliziotti ha utilizzato Google Traslator che, come si sa, non è il massimo per le traduzioni, specialmente riguardo alle lingue meno conosciute. In ogni caso, la donna è riuscita a spiegare ai poliziotti che qualcosa non andava con il suo compagno. Questo la ha raggiunta poco dopo e, forte del fatto che parla benissimo l’italiano, ha minimizzato quanto raccontato dalla donna. In un primo momento poteva sembrare quasi una lite da contenere, ma senza pericoli imminenti. Però, quando l’uomo ha tentato di portare via la compagna, lei si è abbarbicata al cancello del commissariato. Quel gesto di terrore ha fatto comprendere ai poliziotti che doveva esserci molto più. Quindi per sicurezza l’uomo è stato fermato e portato a San Vittore e la donna ha potuto raccontare la sua storia in modo più approfondito.

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La storia di Shan (nome di fantasia)

Come per tutte le  vittime di violenze, renderò questa donna  il meno riconoscibile possibile, adottando per lei un nome di fantasia. Shan, la chiameremo così, ha raccontato alla polizia di aver conosciuto il compagno nel 2017, ma che le violenze erano iniziate solo dopo che era rimasta incinta. Lui l’aveva ripetutamente picchiata, i genitori di lui non intervenivano. Solo una volta un vicino di casa l’aveva difesa. Temeva l’arrivo della polizia a causa delle urla di Shan.

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L’ultimo episodio era però stato terribile. Quella sera era riuscita a scappare dalla furia del compagno, che l’aveva presa a pugni in faccia, chiudendosi in bagno. Lui però aveva abbattuto la porta e l’aveva trascinata fuori tirandola per i capelli. L’aveva quindi presa per il collo e, nel tentativo di impedirle di urlare, le aveva messo un cuscino davanti alla bocca, rischiando di soffocarla e di lasciare senza ossigeno anche il bambino nel suo grembo. Shan riesce a sfuggirgli, scappa in strada e poi al commissariato.

Il compagno cinese

E’ anche all’identificazione dell’uomo che la polizia si rende conto del grave pericolo in cui si trova Shan. Lui infatti è uscito di prigione nel 2017 e affidato ai servizi sociali, per buona condotta. Doveva scontare una pena a 10 anni per omicidio. Aveva ucciso un altro cinese a mani nude, durante una rissa, ed era poi fuggito. Ora non ha lavoro e la famiglia vive dei proventi della tabaccheria condotta dai genitori.

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Le pressioni

Nonostante sia in carcere in attesa di giudizio l’uomo non si arrende. La giovane è tornata a casa, ma i genitori dell’ uomo e un amico, un ex compagno di cella, fanno pressioni su Shan. Vogliono convincerla a cambiare la versione di quanto successo. Le dicono che se accetta di andare in una comunità protetta, e se continuerà ad accusare il compagno, le toglieranno il bambino che ormai sta per nascere. Le dicono che non sarà creduta, perchè non conosce la lingua. Cercano di convincerla a cambiare avvocato, e ad accettarne uno di loro scelta. E’ il compagno, dal carcere, che organizza il complotto.

Intercettazioni

Il Pubblico ministero permette le intercettazioni dei colloqui che l’uomo ha con i parenti e con l’amico nella apposita sala del carcere di San Vittore. Da queste registrazioni esce un quadro terrificante. Un vero complotto ai danni di Shan.  L’uomo vien così giudicato in giudizio immediato e condannato a 4 anni di prigione per lesioni, tentato omicidio e maltrattamenti. Anche i complici sono indagati, con varie accuse.

Poi finalmente la luce

Shan si convince ad accettare il trasferimento in una comunità protetta, dove può dare alla luce il suo bambino e vivere la maternità al sicuro e con un po’ di serenità. Poco dopo nasce il piccolo. E’ un maschietto e, per fortuna, nonostante quanto subito dalla madre durante la gravidanza, è sanissimo.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica. Ora scrivo su alcune testate, coordino portali di informazione, sono una giornalista, e una Web and Seo Editor Specialist

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