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La strage di Gorla. La commemorazione

Sono passati 73 anni dalla Strage di Gorla. Quasi tutti quelli che hanno conosciuto quei 184 bambini morti il 20 ottobre 1944 sotto le macerie della scuola Crispi di Gorla, insieme ai loro insegnanti, li hanno quasi tutti raggiunti in paradiso. Sono tanti però che ne hanno ancora il ricordo.

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Non è possibile dimenticarli e dimenticare la tragedia causata da quel bombardamento. Ieri mattina erano davvero tante le persone che, commosse, hanno assistito alla Santa Messa di commemorazione e alla deposizione dei fiori e delle corone al sacrario in cui sono sepolte le vittime. Alla cerimonia erano anche le autorità civili della città e anche diverse classi delle scuole dell’obbligo e della scuola elementare “Piccoli martiri di Gorla”.

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La storia del bombardamento

Oggi li chiamerebbero danni collaterali. Del bombardamento di Gorla e Precotto dissero che era stato causato da un errore di rotta. La storia dice invece che fu uno sganciamento volontario sui due quartieri. La mattina del 20 ottobre del 1944, infatti, una squadra di aerei americani, decollati dal sud-Italia per bombardare gli stabilimenti siderurgici della Breda di Sesto San Giovanni, invece di virare a destra, virò a sinistra e, quando i piloti si accorsero dell’errore con le bombe già innescate, bombardarono a tappeto i quartieri milanesi di Gorla e di Precotto. Le vittime furono tantissime, più di 600. Una delle bombe centrò la tromba delle scale della scuola elementare mentre i bambini stavano scendendo  nel rifugio sotterraneo.

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Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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