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Ciao, caro Osvaldo. Ultimo amato Resgiù

Ossona – Questa notte dopo una malattia che durava da qualche mese è morto Osvaldo Vignati. Aveva 93 anni, vissuti intensamente. I funerali domani pomeriggio, mercoledì 4 ottobre alle 14.30, nella chiesa di San Cristoforo a Ossona. Alle 14 la recita del del Rosario. Osvaldo sarà poi seppellito nel cimitero di Casorezzo. La salma riposa presso la camera mortuaria dell’ospedale Fornaroli di Magenta

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Osvaldo Vignati Osvaldo amava lo sport. Tra i ricordi che serbava con più orgoglio c’era quello della bicicletta che gli aveva regalato Bartali e con cui, giovanissimo, era arrivato terzo in una delle prime gare ciclistiche nella Lombardia del dopoguerra. Dopo il ciclismo il suo grande amore era il calcio. Per in lungo periodo, fino agli anni 90 era stato presidente dell’A. C. Ossona. Raccontava sempre dei suoi consulti con Cina Bonizzoni per migliorare gli allenamenti e gli schemi di gioco.
Osvaldo era un di quegli uomini un pò burberi e dal cuore grande. Intelligenza, intraprendenza e precisione erano le sue qualità. Era difficile competere con lui. Si era diplomato come perito meccanico dopo essere stato alla scuola Rinnovata di Milano. Dalla Pizzigoni, come si siceva a Milano.
Erano tempi duri, e Osvaldo aveva compiuto 18 anni nel luglio del 1945. Lo avevano mandato al fronte e poi nei campi di lavoro in Germania. Da soldato aveva girato tutta la Germania a piedi, da campo a campo. Era stato a Dresda, sotto i bombardamenti americani, poi ad Amburgo. L’8 settembre si era svegliato e i suoi ufficiali erano spariti. Allora era tornato a casa a piedi. Quando arrivò a Milano dovette prendere quasi subito una decisione. Scelse la Rsi, per evitare rischi alla sua famiglia, ed entrò così nel genio reparto telegrafisti.

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A Ossona

Dopo la guerra iniziò a lavorare come meccanico e negli anni sessanta decise di mettersi in proprio. Il suo primo capannone fu nella corte dei Berra. Molti lo ricordano perchè costruiva i cestelli per le biciclette di cui aveva il brevetto.  Si ingrandì fino a creare due aziende, insieme al figlio Enrico. Costruivano espositori in filo di ferro nei capannoni prima in vicolo Parrocchiale poi in via 25 aprile. Ha lavorato in azienda fino a 83 anni. A Ossona ha tanti amici. Persone che lo ammiravano e rispettavano. Era un papá e un nonno amatissimo.

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Il mese scorso, quando già sapeva che non sarebbe vissuto ancora a lungo, aveva ricevuto una cartella esattoriale errata da 64mila euro con allegato un bollettino postale precompilato di eguale cifra. “Hinn matt” aveva commentato ridendo.

Ciao straniera

Osvaldo era mio suocero. “Ciao straniera” era il modo in cui mi salutava per farmi notare che non ci eravamo visti spesso come avrebbe voluto. Avevamo i nostri riti. Il caffè e il cappuccino con la brioche al cioccolato al bar del dell’ospedale Fornaroli, quando lo accompagnavo a fare degli esami, oppure al bar di Casorezzo quando si andava a ritirare la pensione. Io e lui soli al tavolino a parlare di Bossi, di Salvini e di Berlusconi, senza interferenze e senza posizioni. Io che gli raccontavo e lui che mi dava la sua opinione e anche alcune direttive. Poi andava a prendere la gazzetta, “non voglio diventare un vecchio stupido” diceva. Non era possibile. Non ha fatto resistenza alla morte, ma ha tentato di governarla e tenerla sotto controllo. Non rifiutava le cure, era ben conapevole della malattia e che si avvicinava la fine, ma decideva lui “quando” e “se”. Se ne andato così, al culmine di una crisi respiratoria, durante il sonno, dopo aver salutato i suoi cari e ricevuto l’estrema unzione.

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Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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