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A Palazzo Marino si discute su casapound, rusoni e tornelli

Questo pomeriggio durante il consiglio comunale di Milano si è discusso di quanto successo lo scorso giovedì 30 giugno, quando un gruppetto di militanti di Casapound è entrato a Palazzo Marino e ha contestato la maggioranza gettando dei volantini dalle postazioni del pubblico.

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In quel giorno, all’esterno del palazzo e in attesa di essere ricevuti vi era un gruppo di militanti dei centri sociali e della rete Nessuno è illegale. “”Erano in attesa di essere ricevuti dal presidente di gabinetto”, ha detto il Cons. Monguzzi (Pd). e manifestavano per ottenere la residenza a Milano per immigrati, clandestini, senza tetto e altre persone che vivono in città senza essere residenti.  La giornata è finita con un scambio di grossolani rusoni (spintoni) fra i due gruppi.

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Rusoni, lanci di bottiglie e di altri oggetti avvenuti quando i due gruppi sono venuti a contatto nella portineria e all’esterno del palazzo comunale, e che hanno coinvolto le forze dell’ordine, che tentavano di separare i contendenti.

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La discussione ha occupato buona parte del pomeriggio. Si è svolta dopo il punto che riguardava il piano degli scali ferroviari che sarà presentato in udienza pubblica il prossimo 11 luglio, a partire dalle 9.30 e fino alle 19.30 a Palazzo Marino. In quella occasione si terrà l’udienza pubblica sulla riqualificazione degli scali ferroviari convocata dopo la richiesta inoltrata all’Amministrazione da alcuni cittadini lo scorso 29 giugno. Subito dopo si proceduto all’elezione dei membri della commissione per la nomina dei giudici popolari.

Niente tornelli o altre misure di sicurezza

Durante la lunga discussione sugli scontri del 30 giugno, ognuno dei consiglieri ha raccontato una sua visione personale dei fatti, influenzata da quanto trovava simpatico o si sentiva vicino a sè ad uno o all’altro dei gruppi che si sono scontrati.  Alessandro Morelli della Lega Nord ha mostrato uno dei volantini di Casapound, che riportavano la foto di Giuseppe Sala e la scritta Sala Dimettiti.

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Stigmatizzando il modo con cui è avvenuta la protesta di Casapound, ha chiesto di fatto se il volantino non aveva qualche buona ragione. Franco d’Alfonso (lista Sala), invece, ha detto che i fatti successi gli hanno ricordato momenti della gioventù. Un ar m’arcord che però è passato subito. Sono risaltati due gruppi anche in consiglio comunale. Uno pronto a leggere i fatti come una ripresa della lotta ideologica fra fascisti e comunisti degli anni ’70 del secolo scorso, l’altro invece più attratto da una lettura attuale di protesta, anche se effettuata con maleducazione politica.

Nell’insieme è però emersa una posizione comune. Nessuno è infatti d’accordo sulla installazione di tornelli all’entrata di palazzo Marino. Quasi tutte le parti politiche non hanno fatto fatica a constatare che nessuno dei due gruppi era formato da pacifisti, ma che per la democrazia è meglio avere un consiglio comunale aperto al pubblico e alla partecipazione dei cittadini, rischiando qualche contestazione, piuttosto di lasciarsi intimidire da chi utilizza le mani al posto della testa. Una proposta è arrivata da forza Italia. Fare come nei palazzi della regione, dove si entra mostrando la carta di identità.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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