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Unione europea. Dopo il Venexit ecco il Lombardexit. La Lombardia prepara il referendum

Milano – Dopo il Brexit, mentre si mormora di Venexit, ecco il Lombardexit. Intanto che il governo italiano  si prepara ad accogliere i leader europei per tentare di rinsaldare i legami dell’ Unione europea, dalla Lombardia parte il “Bye bye Ue”. La proposta del referendum parte da una fonte istituzionale, il vicepresidente del Consiglio regionale della Lombardia Fabrizio Cecchetti.

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lombardexit fabrizio cecchettiChe l’Unione europea abbia stufato non è un mistero per nessuno. Che la gente non ne possa più dei lacci di una unione che dall’Italia ha preso solo il difetto di depredare la Lombardia, anche. Si è arrivati al punto che il governo centrale italiano porta via alla Lombarda 54 miliardi di euro ogni anno. Soldi che si perdono diecimila rivoli, ma di certo non tornano indietro. Ora si scopre che l’Unione europea fa altrettanto e ruba, ogni anno, più di 1 miliardo di euro di tasse dei Lombardi. E’ il vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia, Fabrizio Cecchetti, che lancia la proposta di un referendum simile a quello effettuato dalla Gran Bretagna per il brexit. Il Lombardexit.

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Fabrizio Cecchetti: “Un referendum per chiedere ai cittadini se vogliono uscire dall’Unione europea”

E’ la proposta lanciata in occasione delle manifestazioni che sono in programma a Roma nei prossimi giorni che cadono con  il 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma. Fabrizio Cecchetti oggi ha presentato al Pirellone una proposta di legge costituzionale al Parlamento per istituire un referendum di indirizzo con cui chiedere ai cittadini italiani «Ritenete voi che lo Stato Italiano debba avviare la procedura prevista dall’art. 50 del Trattato sull’Unione europea al fine di attivare la procedura di recesso volontario e unilaterale dall’Unione europea?».

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la scala Rho b&b

La proposta ricalca un analogo referendum di indirizzo che si è tenuto nel 1989. Allora veniva chiesto ai cittadini se fossero d’accordo o meno a trasformare la Comunità europea in un’effettiva Unione. “L’Unione europea, così come è stata concepita, ha portato più danni che benefici alla nostra società. In Lombardia, ad esempio, a causa delle sanzioni alla Russia volute dall’Ue, i nostri imprenditori perdono in media 1 miliardo e 200milioni di euro l’anno. La Direttiva Bolkestein sta mettendo in ginocchio gli ambulanti storici. L’ eliminazione dei dazi sull’olio sta producendo una vera e propria invasione dell’olio tunisino in Europa. Tutto questo penalizza fortemente il prodotto italiano mettendo a rischio le oltre 1.900 aziende olivicole lombarde.”

Uscire dall’ Unione europea per salvaguardare salute e lavoro

“L’Ue inoltre vuole imporre l’utilizzo di latte in polvere per la produzione di formaggio. Solo per questo sono a rischio 4.415 imprese lombarde del comparto lattiero – caseario. Per un’altra folle imposizione di Bruxelles i produttori di riso della Lomellina e della altre regioni del Nord sono in fortissima crisi. La causa è la cancellazione dei dazi sul riso del Sud Est asiatico. Per non parlare della totale mancanza dell’Unione europea in merito alla gestione dei migranti che sta causando gravi tensioni sociali nel nostro paese.
Queste imposizioni hanno messo in ginocchio la nostra economia. Hanno peggiorato le condizioni di vita dei cittadini e limitato il potere di decidere come vivere a casa nostra.

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E’ arrivato il momento di rialzare la testa. E’ necessario ridare la parola al popolo per chiedere se vuole ancora questa Unione europea. Noi continuiamo a lottare per abbattere questo sistema fallimentare per poi ricostruire una vera Europa fatta di popoli e di regioni, che si fondi sulla democrazia, sul principio di autodeterminazione e sulla libertà dei cittadini”.
Questa è la risposta lombarda ai baroni di regime che si riuniscono a Roma. La voce di chi paga i loro lauti pasti reclama l’autonomia da Roma e anche quella da Bruxelles. Già pronta anche la campagna stampa. Oggi, infatti, nelle chat e sui profili Facebook il volantino nell’immagine è diventato virale.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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