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Terrorismo. Arrestato Al Fezzani. I legami con Arluno

Terrorismo islamico – E’ stato arrestato in Libia il reclutatore di terroristi tunisino Moez Al Fezzani, conosciuto anche come Abu Nassim. Era pronto a tornare in italia. Considerato uno dei contatti più importanti per l’isis. Aveva reclutato Fahdal Saadi, che viveva nel milanese, che si fatto saltare in aria a Baghdad. Suo fratello, arrestato nel 2009, viveva ad Arluno.

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Nelle ultime settimane Moez Ben Abdulgader Ben Ahmed Al Fezzani, conosciuto anche come Abu Nassim, era ricercato ovunque. Le fonti più informate lo davano come rifugiato in Sudan, ma dicevano anche che stava cercando di ritornare in Italia, per continuare la sua opera di reclutamento di aspiranti suicidi. E’ stato arrestato qualche giorno fa, in Libia, dal generale Khalifa Hafter, comandante delle milizie del popolo degli Zintani (città di Zintan, Lybia dell’ovest), alleate con l’esercito Nazionale Libico. Al Fazzani era con un gruppo di altri 20 appartenenti all’Isis. Stavano fuggendo da Sirte, diretti in Tunisia. Li hanno fermati sulla strada fra Rigdaleen and Al-Jmail, due città della Lybia dell’ ovest. (foto segnaletica del governo tunisino)

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I collegamenti con l’Italia e Arluno

In Tunisia, suo paese di origine e in cui era nato nel 1969, era ricercato perchè considerato fra i mandanti dell’attacco militare del marzo 2016 alla città di Ben Guerdane (Tunisia). In quell’occasione morirono 45 miliziani dell’Isis, 11 membri delle forze di sicurezza tunisine e 7 civili.  Al Fezzani è stato a Milano, fino al 2012. Poi è stato espulso. Era considerato il maggior reclutatore di aspiranti suicidi islamici in italia. Operava fin dai primi anni del 2000 nelle moschee di via Quaranta e di viale Jenner. All’inizio era affiliato alla organizzazione terroristica tunisina Ansar Al-Sharia. Poi è passato al sostegno all’Isis. Dopo l’espulsione dall’Italia, Fezzani raggiunse il centro di reclutamento dell’Isis a Sabratha (in Libia) di cui asunse il comando. Lo scorso febbraio, dopo il bombardamento americano di Sabratha, si è spostato prima a Benghazi e quindi a Sirte, dove è rimasto fino a qualche giorno fa.

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Nel periodo italiano, fra le altre cose, è stato considerato mandante del suicidio del tunisino Fadhal Saadi. Questo giovane tunisino, a soli 24 anni, nel luglio del 2003 si era fatto esplodere con un’autobomba davanti all’ambasciata americana a Baghdad. Fadhal Saadi abitava ad Arluno, in via Montegrappa 15, con il fratello Nassim Saadi.

Fadhal e Nassim Saadi erano già stati arrestati, condannati e espulsi nel 2002, ma…

Fadhal Saadi non era un personaggio sconosciuto. Nel settembre 2002, 10 mesi prima dell’attentato islamico di Baghdad, Fadhal e Nassim Saadi e altri 3 tunisini erano stati posti sotto processo con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al terrorismo internazionale, a Milano. Nassim Saadi era arrestato ad Arluno. Nel 2005 Abdelhakim Ben Said Cherif, Nassim Saadi e Fadhal Saadi furono condannati a 4 anni e 6 mesi di reclusione mentre Ben Khalifa Ben Ahmed Rouine Lazher erano stato condannato a 2 anni e 6 mesi. Altro condannato Lotfi Rihani. Alla fine del processo di assise del 2005 Nassim Saadi fu assolto dall’accusa di terrosismo. Fu condannato però per falsificazione di documenti rubati da utilizzare per far entrare in Italia dei clandestini.

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La storia del processo è raccontata nell’ articolo di Repubblica Terrorismo assolti cinque tunisini. Condanne minori e scarcerazione. A quel punto, però, Fahdal Saadi aveva già ampiamente sconfessato i giudici. Era già saltato in aria a Baghdad da due anni. Interessanti da leggere, nell’articolo linkato, i commenti di giudici e avvocati nel 2005.

Nel 2004, 4 degli arrestati erano già morti in attacchi terroristici

Una inchiesta interessante fu pubblicata dal Corriere della Sera nel 24 settembre 2004. Milano-Bagdad sognando il martirioQuei 5 kamikaze lombardi morti in Iraq. Chiamarli lombardi è un po’ troppo. Specie ora che i nodi arrivano al pettine sarebbe meglio specificare che si tratta di gente che abitava in Lombardia, non di lombardi. Dall’inchiesta del Corriere della Sera ci si rende conto che, a parte Nassim Saadi, tutti gli altri imputati sono morti come kamikaze in attentati islamici effettuati mentre erano sotto processo.

Non è finita. La storia di Nassim Saadi da Arluno

La storia non è finita. Nassim Saadi che è sposato con una italiana e viveva ad Arluno (forse ci vive ancora) è stato liberato nel 2006, dieci anni fa, per decorrenza dei termini di carcerazione. Nei suoi confronti c’è stato un appello alla corte europea che ha condannato l’italia, impedendone l’espulsione dall’Italia verso la Tunisia. La motivazione non è l’innocenza. Il tribunale di Tunisi lo ha condannato per l’appartenenza al terrorismo internazionale. Riporto direttamente le parole del blogger Gabriele del Grande sul su blogspot, Fortress Europe: “L’imputazione di terrorismo è caduta. Saadi viene rimesso in libertà il 4 agosto 2006. Quattro giorni dopo il Ministero dell’Interno dispone la sua espulsione verso la Tunisia, nel frattempo, l’11 maggio 2005, il Tribunale Militare (ndr: di Tunisi) lo ha condannato a 20 anni di reclusione perché riconosciuto appartenente a un’organizzazione terroristica che operava all’estero.”

“Il Tribunale di Milano non ha accertato il reato di associazione eversiva, ma il Ministero dell’Interno sospetta che Saadi abbia un ruolo attivo in un’organizzazione integralista islamica. Saadi viene trattenuto al centro di permanenza temporanea di Milano. Tutto è pronto per l’espulsione. Saadi chiede asilo politico. La sua domanda viene però respinta. È il 14 settembre 2006. Il suo avvocato presenta ricorso alla Corte di Strasburgo, sostenendo che in Tunisia non avrebbe goduto di alcuna garanzia umanitaria. Nassim Saadi è tornato in libertà il 7 ottobre 2006 per scadenza dei termini di detenzione. Secondo la Corte se l’Italia attuasse l’espulsione incorrerebbe nella violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo.”

La sentenza della corte dei diritti umani

Dopo aver letto questa sentenza, caso di Nassim Saadi vs. Italy , della corte europea dei diritti umani, emessa nel 2008, posso dirmi esterefatta. Vi pubblico alcuni passaggi, ricordandovi che Nassim Saadi è tutt’ora in Italia, e credo lavori come guida turistica. Non ho voglia di andare a vedere se abita ancora ad Arluno, ma non è difficile sia così. Avrei diecimila cose da scrivere. 9 su 10, però, sono parolacce e quindi mi astengo. Mi limito a citare alcuni passaggi della sentenza, emessa nel 2008.

Poverino! Nassim Saadi aveva solo riciclato e falsificato documenti rubati, attività da cui ricavava il suo sostentamento

Dalla sentenza della Corte Europea:”16. Nella motivazione della sentenza, di 331 pagine, la Corte d’Assise osservò che le prove a carico del ricorrente risultavano in particolare dal contenuto di alcune intercettazioni telefoniche e ambientali (“écoutes hertizennes”), da dichiarazioni di alcuni testimoni e da numerosi documenti falsi sequestrati. Nel loro insieme, questi elementi provavano che il ricorrente era inserito in un’associazione avente lo scopo di riciclare e falsificare documenti rubati, attività dalla quale l’interessato ricavava il proprio sostentamento. Per contro, non era stato accertato che i documenti in questione fossero stati utilizzati dai falsi titolari per entrare illegalmente nel territorio italiano. “

Era solo andato in Iran, o a fare una passeggiata fra i campi di addestramento

“20. Del resto, il ricorrente aveva lasciato Milano il 17 gennaio 2002 e, facendo scalo ad Amsterdam, si era recato in Iran. Da dove era rientrato in Italia il 14 febbraio 2002. Aveva anche parlato di un responsabile dei fratelli che si trovava in Iran. Certi membri del gruppo a cui il ricorrente apparteneva si erano recati in campi d’addestramento in Afganistan e si erano procurati armi, esplosivi e materiale per l’osservazione e la registrazione visiva. Nell’appartamento del ricorrente e in quelli dei suoi coimputati, la polizia aveva sequestrato materiale di propaganda sulla jihad – o guerra santa – promossa in nome dell’islam. Inoltre, nelle conversazioni telefoniche effettuate dal luogo di detenzione in Italia, il ricorrente, parlando con i membri della propria famiglia in Tunisia, aveva fatto riferimento a suo fratello martire Fadhal Saadi; in altre conversazioni, aveva riferito della sua intenzione di partecipare alla guerra santa.

Non c’era la prova che lui e i suoi complici volessero farsi saltare in aria nel 2008. Infatti lo avevano già fatto nel 2003

Sempre dalla sentenza della Corte Europea. “21. Tuttavia non era stato trovato alcun ulteriore elemento che permettesse di provare l’esistenza e lo scopo di un’associazione terroristica. In particolare, mancava la prova che il ricorrente e i suoi complici avessero deciso di tradurre la loro fede integralista in azioni violente aventi le caratteristiche in un atto terroristico. Il desiderio di consacrarsi alla jihad e di eliminare i nemici dell’islam potevano realizzarsi perfettamente con il compimento di atti di guerra in un contesto di conflitto armato, vale a dire in atti non rientranti nella nozione di terrorismo. Non era stato provato se il fratello del ricorrente fosse veramente deceduto in un attentato-suicidio e se questo fatto fosse la “partita di calcio” a cui gli imputati avevano, a più riprese, fatto riferimento.”

Amnesty International plaude

Tante le  assurdità che ho letto seguendo su internet le tracce di Moaz Al Fezzani. Grazie al cielo è stato arrestato dalla milizia degli Zintan; non dalla nostra o da quella europea. E’ una conclusione cui si arriva facilmente leggendo il comunicato stampa di Amnesty international. Parla della sentenza che obbliga l’Italia a tenersi Nassim Saadi. Ne cito un passaggio e poi smetto. Altrimenti non sarò più in grado di trattenermi. “”Questo giudizio deve servire come promemoria per tutti gli Stati: a questi ultimi è vietato non solo infliggere la tortura, ma anche rinviare persone verso paesi ove esse sarebbero a rischio di tortura o altri maltrattamenti”, ha dichiarato Ian Seiderman, consulente legale di Amnesty International. Le autorità italiane avevano cercato di espellere Nassim Saadi verso la Tunisia sulla base della “Legge Pisanu”, adottata nel 2005 come “misura urgente per combattere il terrorismo”, ritenendo che la sua presenza in Italia costituisse un rischio per la sicurezza nazionale.

“La Corte ha affermato che dai rapporti di Amnesty International e di Human Rights Watch sono emersi fondati motivi per ritenere che vi sia un rischio concreto. Saadi sarebbe sottoposto a tortura o ad altri trattamenti inumani o degradanti se venisse espulso verso la Tunisia”. Cosa volete che vi aggiunga? Che la decapitazione, l’essere fatti a fette, mitragliati o fatti esplodere sono, invece, trattamenti di favore?

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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