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L’utero non si affitta. E la risposta delle leghiste

Festa della Donna –   Il no alla fecondazione eterologa e alla costruzione di bambini su misura arriva anche dalle giovani donne della Lega Nord con lo slogan “L’utero non si affitta, non si vende”. Hanno commentato, così, la storia di Vendola e del suo compagno Ed che hanno confessato  di aver affittato l’utero di una donna indonesiana che si è fatta impiantare, per una cifra intorno ai 130mila euro, un ovulo, comprato o donato, di una donna californiana e fecondato con lo sperma di Ed, per aver un figlio.

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mgp bianza utero in affitto “I figli non si comprano, non possono essere oggetto di un contratto ed avere un prezzo. No all’utero in affitto. La vita è un dono, non si vende!” hanno scritto sulla bacheca della pagina Facebook del Movimento giovani padani della Brianza. Come immagine hanno presentato un collage delle foto dei pancini di 8 giovanissime leghiste recanti la scritta “Non si affitta – Non si vende”. In pochissime ore la foto, così ben indovinata, è diventata virale ed è stata adottata da tutti quelli che considerano abominevole la pratica dell’utero in affitto o si oppongono alla fecondazione eterologa. Il post su Facebook ha raggiunto le centinaia di commenti e ancora oggi, a quasi 48 ore dalla pubblicazione, continuano ad aumentare. Ci sono, in questo momento, più di 27mila condivisioni, sono state raggiunte più di 2milioni di persone e ci sono migliaia di “mi piace” alla foto.
Le giovani Padane della Brianza continuano: “Con questa iniziativa non vogliamo offendere né giudicare nessuno, ma solo dire la nostra su un tema che ci sta molto a cuore: il nostro utero non si affitta e non si vende. La vita è qualcosa di troppo grande e importante per essere oggetto di una compravendita o per avere un prezzo e non vogliamo che nel nostro paese venga permessa questa pratica. Per le coppie che non possono avere dei figli loro riteniamo che vadano facilitate le adozioni di tutti quei bambini che non hanno una famiglia e cercano casa. Di bimbi già al mondo bisognosi dell’affetto di una mamma e un papà ce ne sono tanti, pensiamo a loro prima di tutto.

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Il discorso è chiaro. Pensiamo prima a chi c’è già prima di fare bambini su misura per persone che usano la fecondazione eterologa e la maternità surrogata per sfidare la legge e la natura. Il caso di Vendola è sintomatico. Quante volte è successo che persone che credevano di poterla fare franca si son recate all’estero hanno comperato un bambino già pronto da famiglie povere e poi, non appena rientrati in Italia, il bambino è stato loro tolto dagli assistenti sociali e la coppia è stata messa sotto processo con l’accusa di aver comprato una vita umana? Dopo le dichiarazioni fatte in questi giorni, perchè dovrebbe essere diverso per Vendola e per il suo compagno? Perchè sono omosessuali? Che diritto hanno in più rispetto ad una coppia eterosessuale? Loro possono comprare bambini su ordinazione oppure pretendono che il parlamento pieghi un intero paese a denigrare la maternità e la dignità di una donna solo per il loro egoismo?
Possono raccontare che è un dono, ma non è vero. L’utero è in affitto, la maternità surrogata, la fecondazione eterologa sono dei contratt. Nel caso dell’utero in affitto, la madre è obbligata ad abbandonare suo figlio altrimenti deve restituire denaro che non ha, magari con delle penali. Quando il piccolo nasce lo deve consegnare in un pacchetto, come se fosse un uovo di Pasqua, senza poterci ripensare. Come non unirsi al pensiero delle giovani leghiste dichiarando che l’utero non si affitta nè si vende.

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Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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