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Falò di Sant’Antonio, il giorno dopo (video youtube)

Ossona – Nella notte di sant’Antonio quest’anno i falò sono stati tanti, ma noi abbiamo il video dei due falò di Ossona. Bellissimo quello dell’oratorio, particolarmente felice,  e ha goduto anche di una benedizione simpaticissima da parte di Don Angelo. Piuttosto smorto quello della proloco che forse hanno pensato più al PM10 che a vivere la tradizione. Non particolarmente felice la scelta del luogo, nel diroccato ex cortile del Gin Rusin, in piazza Litta, fra le macerie abbandonate, dove, secondo il piano particolareggiato nato con l’amministrazione Dell’Acqua,  dovrebbe sorgere una palazzina di 3 o 4 piani.

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falò di sant'antonio, Ossona, video youtubeIeri sera, tanti nuovi milanesi che abitano ai piani alti dei palazzi della città non sapevano della festa e, vedendo i bagliori delle fiamme che si alzavano dalle campagne intorno, si sono spaventati e hanno chiamato i vigili del fuoco. La repubblica ha pubblicato un articolo in cui racconta che questa ignoranza fondamentale delle tradizioni del territorio in cui vivono ha mandato in tilt i centralini dei vigili del fuoco.
Coldiretti ci ha messo del suo. Ha annunciato che in Lombardia i falò sarebbero stati solo una trentina. Un numero buttato lì. Solo nell’altomilanese, o Est Ticino come è spesso chiamata la zona ovest della provincia di Milano,  i Comuni sono 69 e, in media, in ognuno di questi Comuni ci sono, da sempre,  almeno due falò rituali, senza contare i numerosi falò che i sono svolti nelle cascine più isolate. Ieri sera saranno stati accesi almeno 140 falò rituali, tutti controllati e tutti fatti con coscienza, senza inquinare nulla, ma soprattutto tutti partecipati con passione.

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Quest’anno, a Ossona, i ragazzi dell’oratorio San Luigi hanno vinto di gran lunghezza il premio del falò più bello. Lo dimostrano il video e le foto di Alessandro Ravezzani. Penso abbiano vinto anche il premio per la benedizione più simpatica. E’ stato un significativo momento del nostro modo di vivere in Lombardia. La spiritualità antica che si rinnova nell’animo di chi assiste al falò di Sant’Antonio. La preghiera dell’uomo schietto che sale al cielo fino alle orecchie di Dio. Attraverso il fumo, attraverso il fuoco? Forse si, forse solo attraverso il calore delle fiamme che scaldano la terra nel periodo più freddo della Lombardia. E pensare che c’è chi vorrebbe eliminare la grandezza e il calore umano di questo rito più che millenario, tirando in ballo la possibilità che alcuni strumenti possano rilevare qualche mezzo punto di livello di Pm10, sacrificandolo alla freddezza glaciale del mondialismo. Dobbiamo prepararci a difendere il falò di sant’Antonio nello stesso modo in cui siamo costretti ogni anno a difendere il Presepe?

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Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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