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Teatro. La festa patronale di San Sorso

Ossona – Nel teatro dell’oratorio di Ossona è andata in scena ieri una simpatica commedia recitata completamente in dialetto ossonese. La trama era semplicissima, scritta in paese, sulla falsa riga delle commedie della compagnia dei Legnanesi, a metà strada fra cabaret e teatro. Piccole gag  divertentissime. Il teatro era strapieno di un pubblico attentissimo e divertito. Bravi.

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teatro in dialetto a ossona26 anni fa, quando arrivai a Ossona, la prima volta che mi recai ad uno spettacolo teatrale all’oratorio, una compagnia di genitori recitava una commedia simile, sempre in stretto dialetto milanese di Ossona. Ricordo con piacere le sane risate che mi fecero fare allora. Anno dopo anno, spettacolo dopo spettacolo, la trama è cambiata di poco. Si potrebbe parlare di canovaccio, più che di trama vera e propria. Nel tempo è cambiata, si è arricchita di personaggi e di episodi. La vicenda di fondo è, però, la stessa. Nel piccolo Comune di campagna c’è la festa del patrono, San Sorso, e come da tradizione il conte e la contessa, benefattori del paese,  invitano a pranzo tutti i cittadini e i rappresentanti delle associazioni locali , il parroco e il coadiutore. Una coppia di giovani si sposerà proprio il giorno del patrono: lui figlio di contadini, lei figlia di signori, due anziane signore invitate per il matrimonio, arrivano da un Comune lontano e cercano un posto per dormire, ci sono il conte e la contessa, la perpetua, l’omino dell’orologio che passa la notte e il giorno a gridare le ore, per sostituire l’orologio del campanile, che si è rotto.

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Poi c’è il vero protagonista: il pozzo di san Sorso. La leggenda dice che un tempo di una siccità talmente grave da aver lasciato persino le donne senza lacrime per piangere, la comunità aveva pregato San Sorso, il quale aveva miracolosamente fatto rinascere il pozzo, da cui era sgorgata abbastanza acqua per campi e per le persone “… E ora le donne hanno di nuovo le lacrime per piangere…” racconta Don Henry il parroco. Potete immaginare le gag nate da questa frase. Poi si possono citare le litanie in dialetto che snocciolano i proverbi milanesi dedicati ai santi per finire con quelli , inventati, dedicati al patrono San Sorso, e la cui conclusione è “San Sorso pellegrino, non far mancare nemmeno il vino”.  Tra delicate e ironiche prese in giro delle piccole manie religiose, come la caramella miracolosa, presa “Quand son ‘ndada a Lourdes cont i Pavilott, ed è vegnuda anca la Gina con la carusela e l’è turnada indreè cont i so gamb”, offerta agli amici per una “sciusciada” scaramantica.
Insomma, come da tradizione è stata una serata davvero divertente e rilassante, con la sola pretesa di divertire e di fare comunità. Il teatro che contiene circa 200 posti era strapieno.

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Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica. Ora scrivo su alcune testate, coordino portali di informazione, sono una giornalista, e una Web and Seo Editor Specialist

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