MagazineCucinaLa cucina di Daniela

La ricetta dello stinco di maiale

Lo stinco si preparava di solito quando si ammazzava il maiale, tra novembre e dicembre, e si aveva quindi a disposizione carne fresca di maiale. Si poteva fare arrosto, in umido, alla birra, con le cipolle o così, con castagne e uva.

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Stinco di maiale con castagne e uva
Ingredienti:
2 grossi stinchi di maiale
30 acini di uva bianca Regina – 30 castagne secche ma morbide – due foglie di alloro – quattro o cinque bacche di ginepro – un bicchiere di vino bianco secco – brodo di carne o vegetale – olio evo – sale – pepe.

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In una teglia da forno far scaldare qualche cucchiaiata di olio, mettervi gli stinchi, farli rosolare da tutte le parti poi bagnarli il vino bianco. Lasciar evaporare, salare, pepare, aggiungere le bacche di ginepro pestate e l’alloro e passare in forno già caldo a 180° per circa un’ora e mezza, bagnando con poco brodo quando necessario. A questo punto aggiungere le castagne e un mestolino di brodo. Dopo dieci minuti aggiungere gli acini d’uva e un altro goccio di brodo. Ricordarsi di girare gli stinchi ogni 20 minuti. Quando la carne sarà cotta levare la teglia dal forno, togliere la carne dalle ossa e metterla in un piatto di portata caldo contornandola con l’uva e le castagne e bagnando con il fondo di cottura passato al setaccio. Servirla con purea di patate e di zucca.

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Nota della redazione
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Daniela Mari Griner

Daniela Mari Griner è nata a Milano ma vive da sempre a Casorezzo. Si è sempre interessata di cucina, milanese e lombarda in particolare, grazie alle nonne, al nonno materno e ai genitori, mamma cuoca sopraffina e papà ottimo assaggiatore. Finito il liceo classico e iniziata l’Università, abbandona questa per dedicarsi alla sua passione, la cucina appunto, e ha la grande fortuna di venire assunta come redattrice nella più prestigiosa rivista di cucina “La Cucina Italiana”, allora sotto la guida delle mitiche sorelle Gosetti. Qui partecipa alla stesura delle ricette, sia innovative sia tradizionali, alla ricerca delle radici delle stesse e sviluppa la sua conoscenza della cucina di Milano e del territorio circostante, conoscenza e ricerca che proseguono anche dopo aver lasciato la rivista e che continuano nel tempo sino ai giorni nostri

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