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Obama dice che ha sottovalutato l’ isis, ma in realtà non conosce il Kurdistan

Il Kurdistan è un nazione senza Stato. Il popolo curdo è cioè uno di quei popoli che si sono trovati, per guerre che altri hanno spesso combattuto a casa loro, diviso fra Turchia, Iraq, Siria, Iran e Armenia. Naturalmente la loro tensione a cercare di riunirsi e  formare uno stato autodeterminato non ha mai fatto piacere a chi ha il potere in quegli Stati dove il ricorso al fucile, o meglio ancora, alla mitragliatrice, è una soluzione più pratica della discussione politica, e per questo i curdi sono stati vittime degli eccidi organizzati in Iran dopo la caduta dello Scia di Persia e l’avvento di Khomeini. 

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Anche Saddam Hussein in Iraq ha spesso organizzato degli stermini nei confronti del popolo curdo. La motivazione era sempre la stessa: distruggere la loro voglia di autodeterminazione e di costruire il Kurdistan, uno stato per tutti i curdi. Le rivendicazioni dei curdi sono note e durante la Seconda Guerra del Golfo, nel 2003, gli Stati Uniti si sono appoggiati ai curdi, armandoli e fornendo loro equipaggiamento per combattere i soldati leali a Saddam Hussein.

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Una parte dei problemi odierni è nato proprio in quegli anni. Difatti la ricostruzione dell’Iraq post Saddam ha visto anche la ricostituzione dell’esercito e i Peshmerga, cioè i combattenti curdi ( il loro nome significa “guerrigliero che combatterà fino alla morte”), sono stati inseriti come forze speciali regolari, a fianco degli altri reparti iracheni che sono composti da soldati di quelle popolazioni che hanno sempre combattuto contro i curdi. Le tensioni che si sarebbero poi create nell’esercito iracheno erano immaginabili.

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Le milizia dell’ isis, lo stato islamico che si è formato con parte dell’esercito iracheno e che ha occupato il nord/ovest dell’Iraq e in parte della Siria, sono composte da un gruppo di 25/30 mila guerriglieri, equipaggiati con materiale dell’ex URSS, e sono riusciti ad avere accesso alle armi che gli americani avevano donato per ricostruire l’esercito iracheno. Fra queste armi ci sono 700 Humvee blindati che l’ Isis usa contro i curdi. 

L’esercito degli Peshmerga è riuscito a catturare solo sette di questi grossi fuoristrada blindati americani, ma essendo anche loro armati quasi esclusivamente con armi leggere sovietiche, non possono fare molto di più. Per questo motivo i curdi hanno detto che sono disposti a far loro il “lavoro sporco” liberando l’Iraq dall’Isis, ma che hanno bisogno di essere armati meglio.

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A questo punto tutti i paesi europei hanno partecipato al riarmo dei curdi, anche l’Italia anche se le scelte fatte dal ministero della difesa lasciano un po’ perplessi. Difatti, le armi spedite dall’Italia sono 100 Mg42 da 7,92 mm entrate in servizio dal 1942 con 250 000 munizioni. Questa mitragliatrice spara da 40 a 65 colpi ogni 5 secondi; questo significa che ogni arma potrà sparare da 3 a 5 minuti al massimo, prima di esaurire completamente le munizioni. 

Nell’elenco vi sono poi 100 Browling M2 da 12,7 mm con 250 000 munizioni (per cui si pone lo stesso problema), 100 RPG-7 e 100 RPG-9. A proposito dei 100 RPG-9 c’è un mistero, perché pur essendo indicati nell’elenco delle armi inviate dall’Italia ai Curdi, non esiste un’ arma che ha questo nome. 
Giusto per fare un piccolo paragone, il governo albanese ha inviato 22 milioni di proiettili per Kalašnikov, il celebre fucile d’assalto usato in tutto il mondo. 

In ogni caso è ben difficile che quelle armi arrivino nelle mani dei peshmerga curdi perché lo stato italiano le ha consegnate al ministero della difesa di Baghdad, che è in mano a etnie irachene che, anche se non sono dell’Isis, sono comunque avverse ai curdi. Infine una nota simpatica sul popolo curdo, che sta vivendo un periodo molto difficile. Non sono in molti a sapere che già da parecchi anni una squadra di calciatori del Kurdistan partecipa, insieme alla Padania e ad altre squadre, ai campionati mondiali di calcio delle nazioni senza Stato e che quest’anno la loro nazionale di calcio era presente ai campionati della Lapponia.

Nota della redazione
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Cristopher Venegoni

Sono nato e cresciuto tra Arluno e Ossona e studio giurisprudenza. la mia passione sono gli aerei e il volo, per questo sono guida volontaria al Museo di Volandia, Varese.

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