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La svolta di Renzi. Cambiamo verso! Per andare dove?

Lo slogan di Renzi. Cambiamo verso! Ma per andare dove? La politica industriale è stata ignorata negli ultimi 20 anni e si continua ad ignorarla.

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la scala Rho b&b

La svolta di Matteo RenziLe casse dello Stato languono perché gli italiani spendono sempre meno. L’IVA è aumentata, le tasse pure, ma se i redditi e gli acquisti diminuiscono, poco entra nelle casse.
Con queste premesse, ci chiediamo: Quali sono le urgenze di questo Governo? Introdurre nuove tasse, cambiare la Costituzione e la legge elettorale?
Oppure creare nuovi posti di lavoro, adeguare gli stipendi e le pensioni, dando priorità ad una programmazione economica e industriale del Paese?
A mio avviso, il primo intervento doveva essere quello di bloccare la recessione, concedere prestiti agevolati alle imprese che stanno chiudendo per mancanza di finanziamenti e dare una prospettiva a chi un lavoro non ce l’ha o le condizioni economiche non gli consentono di spendere. Anzi, chi meno guadagna tende a risparmiare, se può.
E come? Sull’acquisto di beni di prima necessità. Sul cibo, sulle cure necessarie, sull’abbigliamento e, via via, sulle ristrutturazioni degli immobili, sull’acquisto di una nuova auto, sulle vacanze, etc. con tutte le conseguenze che queste contrazioni comportano all’economia del Paese.

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Allora, perché le priorità di Renzi sono altre?

Le riforme strutturali sul lavoro ed il fantasma dello jobs act, non portano nuovo lavoro, ma precarietà, mancanza di prospettiva per il futuro dei giovani (non ci si sposa, non si accendono mutui, non si va a vivere autonomamente), aumenta il numero dei poveri e si aggrava il bilancio della famiglia di origine di chi un lavoro lo aveva, ma lo ha perso.
La riforma della Costituzione potrà servire solo a rafforzare il potere di Renzi e mantenerlo alla guida del Paese per un ventennio, con un Senato di nominati, con una riforma elettorale che elimina il controllo sugli eletti e la rappresentanza delle minoranze. In poche parole, questa riforma non serve a creare posti di lavoro, ma a togliere diritti. Il messaggio di Renzi è chiaro: non disturbate il manovratore!
Queste manovre hanno un significato: ridurre la sovranità degli Stati e accentrare il potere nelle mani di alcune istituzioni sovranazionali vicine alle lobbies, sempre più lontane dai cittadini e sempre meno elettive. Per esempio, in Europa, chi negozia i trattati internazionali, chi propone le regole è la Commissione, composta da nominati, e non il Parlamento eletto che ha scarso potere di decisione sui provvedimenti legislativi.

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Chi chiede la riforma delle costituzioni nazionali più democratiche? JP Morgan, il colosso finanziario che ha bisogno, come altri colossi transnazionali, di snellire le procedure legislative e burocratiche degli Stati. Perché? Per annientare i diritti dei lavoratori, ridurre i costi del commercio internazionale e dei movimenti dei capitali, azzerare le regole sul controllo ambientale, accentrare la produzione nelle mani di pochi, brevettando tutta la produzione agricola per globalizzare anche quello che di peculiare è rimasto.

Ma se il debito pubblico è destinato ad aumentare, perché non si interviene con investimenti nella spesa pubblica, deficit spending?

E’ vero che il debito potrebbe aumentare, ma l’economia ripartirebbe, creando reddito che verrebbe speso e, di conseguenza, l’ammontare del debito tenderebbe progressivamente a diminuire.
Le scelte di Renzi vanno in altra direzione. La svendita degli assets pubblici per ripagare il debito impoverisce lo Stato in maniera irreversibile. Una volta svenduti a privati stranieri, non si recupereranno più.
Renzi vuole questo? Sì. Perché? Perché la sua politica è neoliberista e favorisce i mercati internazionali.
Quello che noi ci aspettiamo, invece, è un rilancio della nostra economia e delle nostre imprese, una valorizzazione dei nostri prodotti, la salvaguardia della nostra salute, dei beni pubblici e del nostro territorio.

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Silvana

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