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Gay pride: lettera agli indignati amici di Santa Beretta Molla

A proposito del patrocino della città di Magenta al Gay Pride di Milano, ricevo e pubblico questa lettera dell’ amico Gianni Geraci, che risponde alla lettera agli indignati amici di Santa Beretta Molla di Magenta.

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Non abito a Magenta e non ho elementi per giudicare quanto sia una buona giunta quella che amministra la città. Leggendo però la lettera che dei non meglio identificati “Amici di Santa Gianna Beretta Molla” hanno scritto per contestare il patrocinio che l’amministrazione comunale della città ha dato al Milano Pride 2013, mi sono convinto che Magenta debba essere un’isola felice in cui tutto funziona a meraviglia.

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Quasi quasi mi trasferisco lì, visto che delle persone che dovrebbero avere a cuore il bene comune, non parlano delle strade dissestate, non parlano del traffico che inquina l’aria, non parlano nemmeno dei poveri che fanno fatica a sbarcare il lunario, perché il lavoro se ne è andato o perché qualcosa ha mandato all’aria le sicurezze di un tempo. Deve proprio essere una città ideale, questa Magenta, perché dei problemi che tormentano tutte le altre città, questi presunti “amici di Santa Gianna Beretta Molla” non parlano affatto: l’unico problema che hanno è il patrocinio che il Comune ha dato al Milano Pride 2013.

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Fossero poi stati a questo benedetto pride e avessero visto qualche cosa di fuori posto, potrei anche capirli, ma da quello che scrivono questi cittadini, al pride di Milano, non ci sono andati e, del pride in generale, hanno un’idea molto approssimata e confusa.
In particolare interpretrano in maniera sbagliata la parola “orgoglio” con cui, in italiano, traduciamo la parola inglese “pride”. In realtà l’esatta traduzione della parola “pride” è “fierezza” che significa “soddisfazione di essere quel che si è” e, per un credente, diventa addirittura “gratitudine”, la stessa gratitudine con cui Maria ringrazia il Signore per aver compiuto grandi cose dentro di lei (Lc 1,49).

Cosa facevano, infatti, quelle cinquantamila persone che a Milano sfilavano lungo Corso Buenos Aires lo scorso 29 Giugno? Se non erano credenti non facevano altro che affermare con fierezza una condizione, quella omosessuale, che quasi sempre gli omosessuali sono costretti a vivere con vergogna, scontrandosi con il disprezzo di quelli che la considerano una disgrazia, una perversione o una malattia. Se, come me, invece, erano credenti, facevano qualche cosa di più, perchè dicevano pubblicamente grazie a Dio per la loro vita con tutti i suoi aspetti, omosessualità compresa.

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Durante la parata di sabato scorso io avevo un ginocchio fuori uso e ho quindi seguito la sfilata dall’unico carro che era stato allestito. Al posto di camminare di fianco agli altri, visto che mi ero seuduto proprio dietro al carro, li vedevo di fronte, guardavo i loro visi, scrutavo i loro occhi, incrociavo i loro sguardi.

E posso assicurare a questi presunti “amici di Santa Gianna Beretta Mollta” che vedevo solo sguardi contenti, che vedevo occhi che luccicavano per la commozione, che vedevo visi raggianti per la soddisfazione che si prova quando si fa finalmente la pace con se stessi e si dice a quelli che stanno intorno: «Io sono così e vorrei tanto chiedervi di volermi bene ugualmente, dandomi la possibilità di non nascondere più questo aspetto importante della mia vita». Vedevo gente che finalmente abbandonava l’ipocrisia in cui era costretta a vivere e che diceva grazie alla vita per la gioia che si prova quando ci si accorge di essere finalmente se stessi.

Si tratta della stessa gioia che aveva provato il re Davide quando è finalmente riuscito a riportare l’Arca dell’alleanza nella sua città, quella stessa gioia che l’ha spinto a danzare quasi completamente nudo per dar voce al tumulto di gratitudine che aveva dentro, quella stessa gioia che gli ha fatto dimenticare di essere un re per ricordargli solamente di essere un uomo che Dio amava e che, per questo, non poteva che essere allegro e felice (2Sam 6,14).

Di fronte alla scena di tanti omosessuali che, seguendo l’esempio di Davide, dimenticano di essere degli impiegati, dei muratori, dei medici, degli studenti, degli operai, degli insegnanti e si ricordano solo di essere persone che possono finalmente riconciliarsi con la propria biografia, questi presunti “amici di Santa Gianna Beretta Molla” fanno quello che fece Mikal, la moglie di Davide e la figlia del re Saul: contrariata dal ballo sconveniente dello sposo «lo disprezzò in cuor suo» (2 Sam 6,16) e alla prima occasione gli disse:

«Bell’onore si è fatto oggi il re di Israele a mostrarsi scoperto davanti agli occhi delle serve dei suoi servi, come si scoprirebbe un uomo da nulla!» 2 Sam 6,20).
A costoro, gli omosessuali che hanno sfilato Sabato scorso a Milano, dovrebbero dare la stessa risposta che Davide diede alla moglie: «L’ho fatto dinanzi al Signore, che mi ha chiamato… ho fatto festa davanti al Signore. Anzi mi abbasserò anche più di così e mi renderò vile ai tuoi occhi» (2 Sam 6,21-22).

E quelli che si dicono “amici di Santa Gianna Beretta Molla” rischiano di subire la stessa punizione che subì la superba Mikal che si era permessa di giudicare la gioia e l’entusiasmo di chi aveva vicino: «Mikal, figlia di Saul, non ebbe figli fino al giorno della sua morte» (2 Sam 6,23).

E sarebbe davvero triste che delle persone che si richiamano al nome di una donna che ha servito la vita fino in fondo, non esitando a dare la sua stessa vita per questo ideale, siano condannate a una sterilità stizzita ed altera.
Se davvero ascoltassero la vote e l’esempio della santa di cui dicono di essere amici non si riempirebbero la bocca di tante parole, ma seguirebbero il suo esempio e li inviterebbero ad andare fino in fondo nel percorso che hanno iniziato con il Pride: il percorso di chi abbandona l’ipocrisia e, con la fiducia di chi si affida al Signore, non ha più paura di dire a chi gli è vicino di essere omosessaule.

Perché se Gesù, nel Vangelo, non parla mai di omosessualità, lo stesso Gesù, nel Vangelo, parla molto spesso di ipocrisia e la condanna sempre molto duramente.
E tra queste persone anonime che nascondono i loro nomi e i loro cognomi dietro alla sigla “Consiglio Direttivo Associazione Amici di Santa Gianna Beretta Molla” e l’amministrazione comunale di Magenta, che ha deciso di metterci la faccia e di patrocinare il Milano Pride 2013, quelli che hanno seguito più fedelmente l’esempio di Santa Gianna Beretta Molla sono proprio gli amministratori comunali di Magenta, che hanno scelto di incoraggiare omosessuali e transessuali a vincere la loro ipocrisia e a scegliere, una volta per tutte, la vita. Gianni Geraci (Gruppo del Guado – Omosessuali cristiani Milano)

Nota della redazione
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