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Ossona, sicurezza: ora è un problema sociale

Si è saputo che sabato scorso verso mezzogiorno, l’agente della Polizia locale di Ossona Paolo Bergamaschi  è passato per la via 11 febbraio e la via Pascolutti,  si è accorto che un’auto ingombrava la strada, e ha fatto una multa.

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Poi, raccontano, è entrato nel negozio della ex cooperativa di Ossona ( e che ora non è più della cooperativa) e ha chiesto di spostare l’automobile che intralciava il traffico.

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Sembra che a questo punto il sig. Gravina, che stava lavorando o era presente nel negozio a qualche altro titolo (non lo so) si sia messo a discutere con l’agente di polizia e si sia innescata una discussione e che, fra le urla, sia partita una spintonata. Probabilmente la macchina che intralciava il traffico e che aveva preso la multa era quella del sig. Gravina (altrimenti non si capisce la reazione). A quel punto è stato chiesto l’intervento dei sanitari per documentare i possibili danni fisici dovuti allo spintonamento avvenuto ai danni del poliziotto. I fatti sarebbero tutti qui: raccontati in modo spoglio.

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Ora però è necessario fare delle riflessioni sulla sicurezza a Ossona e sulla questione morale

Partiamo dal buon senso: la via 11 febbraio è una via stretta, a senso unico, e ci passa anche l’autobus.  Anche la via Pascolutti ha il divieto di sosta da ambo i lati. Nessuno che abbia buon senso, senso civico e rispetto del prossimo lascia la macchina lungo quelle vie, tanto più che poco più avanti c’è, in via Donatori del sangue, un ampissimo parcheggio quasi sempre vuoto.

Può capitare di sbagliare una volta e di sfidare il mondo civile e le regole della convivenza, anche abbandonando  l’auto in mezzo alla strada. Se, però, arriva un agente della polizia locale, fa la multa e chiede di rimuovere l’auto, una persona capisce che il torto è suo, diventa rossa,  paga la multa, chiede scusa, e si affretta a togliere l’auto prima che sia chiamato il carro attrezzi per portarla via.  Di certo non si è mai sentito che qualcuno si metta a litigare con il poliziotto che sta facendo il suo dovere, arrivi alle urla e allo scontro fisico e lo porti poi a tutelarsi chiedendo l’intervento dei sanitari per fare un referto dei danni ricevuti, che è una procedura utilizzata normalmente nel caso in cui ci siano delle premesse legali particolari.

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Verrebbe voglia di chiudere la cosa così: se non vuoi avere problemi, non parcheggiare in divieto di sosta o dove il buon senso e la civiltà suggeriscono di non parcheggiare.

Ma questo caso ha un risvolto ancora più preoccupante per la nostra società.  Mentre la notizia si spargeva per il paese, come capita sempre ad Ossona, si è accompagnata alla voce, dal frisbee, che il nostro vigile “avrebbe fatto apposta a cadere” e ” avrebbe fatto finta di essersi fatto male” e che ci sarebbero dei “testimoni pronti a giurarlo davanti ad un giudice”.

Insomma, il  causare un problema di sicurezza stradale, innescare discussioni “in escalation” con chi ha fa il suo dovere, chiedendo di rimuovere il problema creato, sembra essere passato in secondo piano e prende piede il tentativo di demonizzazione delle forze dell’ordine locali.

Mi stupisce moltissimo anche il fatto che l’amministrazione, che fa suoi i valori della lotta alla illegalità e alla criminalità organizzata e fa molti bei convegni su queste cose,  non abbia  ancora detto nulla a sostegno del proprio agente della polizia locale che rappresenta invece la legalità. Forse la cosa è ancora fresca, ma una riflessione su questo tipo di mentalità che si sta spargendo per Ossona va assolutamente fatta, perchè è inaccettabile per un paese padano.

Nota della redazione
I giornalisti di Co Notizie News Zoom lavorano duramente per informare e seguono l'evoluzione di ogni fatto. L'articolo che state leggendo va, però, contestualizzato alla data in cui è stato scritto. Qui in basso c'è un libero spazio per i commenti. Garantisce la nostra libertà e autonomia di giornalisti e il vostro diritto di replica, di segnalazione e di rettifica. Usatelo!Diventerà un arricchimento della cronaca in un mondo governato da internet, dove dimenticare e farsi dimenticare è difficile, ma dove la verità ha grande spazio.

Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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