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4 ottobre, Cross Atlantic Global Summit: la sinistra, la Bocconi e Stuart Milk

Il 4 e il 5 ottobre, nella sala Alessi di Palazzo Marino a Milano, è stata organizzata una serie di convegni dal titolo  Cross Atlantic Global Summit, che gode del patrocinio della Camera dei deputati, dal Consolato Generale degli Stati Uniti, dall’Università Commerciale Luigi Bocconi e  dall’Unar.

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Le tematiche affrontate durante questi convegni dedicati ai diritti, sono molte e spaziano dall’analisi dei matrimoni gay con la partecipazione Stuart Milk, il consigliere politico di Barack Obama, ai diritti delle donne nel lavoro, e prevede la partecipazione del sindaco di Milano Giuliano Pisapia, del Ministro all’istruzione Francesco Profumo, del docente universitario dell’Università Bocconi Matteo Winkler, e altri ospiti dello stesso livello. L’ampio programma della serie di convegni meriterebbe un’attenzione particolare, ed un’analisi approfondita di ogni argomento, magari mettendo a confronto opinioni diverse sui vari temi proposti, e in un primo momento sono stata affascinata dalle possibilità di confronto, e discussione, che ne sarebbe potuto nascere.

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cambiamenti. Social journalism

Poi, però, leggendo il programma degli ospiti alla manifestazione mi sono ricordata che le elezioni politiche sono alle porte e ho avuto la chiara sensazione che si tratti della solita passerella preelettorale, che serve a dimostrare quanti contatti ha la sinistra milanese fra i politici americani sostenitori di Barack Obama, quanti ministri italiani  conta, anche se ottenuti in modo piuttosto antidemocratico, e quanti docenti della Bocconi la sostengono apertamente. Ultimamente, infatti, i docenti dell’Università privata Bocconi sono diventati simpatici alla sinistra.

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Sembra quasi che la sinistra abbia modificato il suo modo di pensare nei confronti della scuola privata; si pensava la considerasse solo un diplomificio a pagamento, Bocconi compresa quindi, ed invece ora la considera il luogo giusto i cui  trovare i relatori per i propri convegni e i consiglieri per propri programmi elettorali. Probabilmente  la sinistra approva la scuola privata se frequentata da ricchi e la disapprova se si tratta di piccole scuole private poco costose scelte da genitori consapevoli del loro ruolo di principali educatori e che decidono di non rivolgersi alla scuola pubblica.

Uno di questi convegni parla dei “matrimoni gay”. Li chiamo così perchè è la denominazione data dalla sinistra a tutta una serie di malintesi e di informazioni errate che passano pubblicamente per vere da quando Pd e associati hanno scelto di farne una loro battaglia elettorale.
Da cittadina normale mi vien da pensare che, con tutti i problemi pratici che ci si trova ad affrontare in questo periodo, l’ultima cosa che vorrei è un parlamento che si occupi di regolare la già straregolata vita privata delle persone, e che si inventi battaglie su diritti civili già acquisiti invece di occuparsi in modo serio del welfare, del lavoro, dell’economia e dei veri tagli ai pesantissimi costi  dello Stato italiano.

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Come politico e segretario della Lega Nord, invece,  sono tentata di cadere in questa trappola e di mettermi a discutere della mia visione personale sui matrimoni gay con la gente di sinistra. Si sa, ai politici, ( perlomeno a me) piace fin troppo confrontarsi e parlare.
L’input me lo ha dato un articolo su marieclaire, segnalatomi da un amico, che parla di una intervista a Stuart Milk, presentato come il consigliere politico per i diritti civili di Barack Obama. Solo che l’intervista a Milk Stuart non è ancora avvenuta (infatti sarà effettuata durante il Cross Atlantic Global Summit)  e l’articolo contiene tutta una serie di affermazioni che meriterebbero di essere smontate una per una, specialmente perchè attribuisce alla realtà  del nostro paese, situazioni che sono invece proprie degli Stati Uniti, dove la parola Matrimonio ha un significato molto diverso da quello che ha qui, perlomeno in molti Stati , e dove le battaglie per i diritti civili hanno un senso e non riguardano solo i gay, ma anche i pellerossa, gli afroamericani, i messicani, e moltissima altra gente. Gli Stati Uniti sono il paese delle minoranze; lì non esiste una maggioranza che ne opprime un’altra, ma esiste piuttosto una minoranza, quella dei ricchissimi, che opprime, a rotazione, altre minoranze, formate prevalentemente da poverissimi, mentre la maggioranza che sta in mezzo e che sta bene economicamente, tende a disinteressarsi del voto, della politica e di ogni altra cosa e vive come gli pare.
Di sicuro questa non è la situazione italiana in cui invece i diritti civili ci sono e basta conoscerli. Cosa fare? Chiedo consiglio ai lettori: cado nella trappolone e parlo della mia visione sui matrimoni gay oppure lascio cadere la cosa, accontentandomi di aver commentato la notizia? ( fonte: marieclaire.it; foto:wikipedia)

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima con cronaca, cibo e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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